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LE OSSA DELLA BATTAGLIA DI PAVIA, 1525
Le ossa umane venivano macinate e trasformate in farina per fare il pane nella Francia del XVI secolo.
Ci siamo ripetutamente domandati che fine abbiano fatto i resti delle migliaia di morti, caduti durante la Battaglia di Pavia (1525). Si parla di circa diecimila uomini caduti nello schieramento francese e di qualche altro migliaio nella parte avversa.
I morti nobili erano imbalsamati per chiedere un riscatto alle loro famiglie, valevano oro sonante. Gli anonimi cadaveri dei poveri soldati, invece, spogliati d’ogni effetto che avesse un minimo di valore, dovevano essere sotterrati in gran fretta, prima che la putrefazione potesse provocare epidemie perniciose. Poeti e pittori hanno narrato le “glorie” della battaglia, ma nessuno ha descritto le penose corvées dei contadini che dovettero caricare sui carretti migliaia di cadaveri mutilati, per andare a seppellirli… Dove?
Non esiste una sola memoria, non una cronaca che ricordi la sorte di quelle spoglie mortali. Nessun ossario ne conserva i resti e neppure le memorie. Si era pensato alla possibilità di fosse comuni, scavate a ridosso delle mura del Parco Visconteo, ma non esiste di ciò nessun riscontro, né materiale né descrittivo.
In quei tempi terribili, Pierre de L’Estoile, segretario capo del Parlamento francese, registrò una decisione agghiacciante presa dai parigini. Mentre le scorte di cibo diminuivano, un’assemblea propose una soluzione orribile: ridurre in farina le ossa dell’ossario del Cimitero degli Innocenti e ricavarne il pane. La fame estrema spinse ad attuare il piano, ma con esiti tragici. L’Estoile osserva che coloro che mangiarono questo “pane d’ossa” morirono non di fame, ma proprio per la soluzione che speravano li potesse salvare. Perché morirono coloro che mangiarono il “pane d’ossa” ? Questa domanda ha sconcertato sia gli storici che gli scienziati. Alcuni ipotizzano che sostanze tossiche come l’arsenico o traumi psicologici derivanti dal consumo di resti umani abbiano contribuito alle morti. Tuttavia, una spiegazione più probabile risiede nell’inadeguatezza nutrizionale e nella natura inorganica delle ossa umane.
Le ossa umane sono ricche di minerali come il calcio ma mancano di nutrienti e calorie essenziali. Il consumo di ossa come fonte alimentare primaria potrebbe portare a gravi problemi digestivi, compresi blocchi intestinali, che nel contesto di una popolazione già indebolita si sono rivelati fatali.
È interessante notare che, all’inizio del XIX secolo, la comprensione della ricchezza minerale delle ossa ne abbia diffuso l’uso commerciale. Dopo le guerre napoleoniche, le ossa dei soldati e dei cavalli caduti nella battaglia di Waterloo furono raccolte, macinate e utilizzate come fertilizzante (non come cibo), per sfruttare il loro ricco contenuto di minerali.
Mentre la tragica storia del pane d’ossa di Parigi rimane un capitolo oscuro, in Inghilterra continua un’eredità peculiare. Nel Gloucestershire apparve un tipo di pane noto come “Bone Bread”, così chiamato non per i suoi ingredienti ma dal fatto che se ne cibassero gli spazzini delle ossa lungo il fiume Severn negli anni ’60 dell’Ottocento. Per fortuna questo pane non conteneva resti umani, il che segna un netto distacco dalle misure disperate dei parigini del XVI secolo.
(JOANNA GILLIAN, 2023. Fonte: www.ancient-origins.net) (27 Novembre 2023, pianetablunews Storia e archeologia)
Che fine hanno fatto le migliaia di ossa dei cadaveri dei caduti
della sanguinosa battaglia di Waterloo, che nel 1815 vide la definitiva sconfitta di Napoleone e il suo conseguente esilio a Sant'Elena? Ora (forse) c'è una macabra spiegazione. (Focus.it, 2022)
Probabilmente vennero rubate e macinate, per essere utilizzate come fertilizzanti: è quanto emerge da un recente studio pubblicato sul Journal of Conflict Archaeology, che sostiene che le sepolture di massa rappresentassero un'importante occasione di lucro per rubare le ossa umane e utilizzarle come fonte di fosfato fertilizzante.
(T. POLLARD, Journal of Conflict Archaeology, 2021)
Questo articolo utilizza gli scritti dei primi visitatori del campo di battaglia di Waterloo per esaminare il trattamento riservato ai morti dopo la battaglia, combattuta il 18 giugno 1815. Si propone che queste memorie e i diari, insieme a varie opere d'arte, contengano informazioni che possono rivelare particolari anche minimi e guidarci verso l'ubicazione delle tombe sul campo di battaglia. Si suggerisce ulteriormente, sulla base delle più recenti indagini archeologiche, che almeno alcune delle tombe più grandi furono sfruttate per ossa umane e di animali, che nella prima metà dell'Ottocento fungevano da importante risorsa di fertilizzante fosfatico. Turisti e sciacalli. L'ipotesi degli esperti è corroborata anche dalla stampa dell'epoca:
«Vi sono almeno tre articoli di giornale dal 1820 in poi che fanno riferimento all'importazione di ossa umane da campi di battaglia europei per produrre fertilizzanti», spiega Tony Pollard, autore dello studio.
Dopo la battaglia del 18 giugno 1815, Waterloo divenne una sorta di attrazione turistica macabra: le persone si recavano lì per rubare gli oggetti di valore dei cadaveri, oppure attirate dal paesaggio devastato. Documenti storici come lettere e guide turistiche parlavano di almeno tre fosse comuni contenenti circa tredicimila cadaveri.
Il fosfato di calcio è chiamato anche "cenere d'ossa", poiché è uno dei principali prodotti della combustione delle ossa. Rappresenta circa il 60% della matrice del tessuto osseo e dei denti, dove si trova sotto forma di microcristalli di idrossiapatite.
Ladri di ossa. Anche se questi numeri fossero stati esagerati in un intento sensazionalistico, è davvero possibile che in oltre due secoli non sia stata trovata nemmeno una fossa comune, ma solo qualche scheletro? Secondo Pollard, è piuttosto improbabile: «È verosimile che dei procacciatori di ossa arrivassero al campo di battaglia attratti dalle fosse comuni, dove era più probabile trovare molte ossa e garantirsi un bottino soddisfacente».
Il mistero non è ancora risolto. Nei prossimi anni, Pollard ha intenzione di eseguire una mappatura geografica dell'area e, con l'aiuto di veterani di guerra, riuscire a individuare i luoghi di sepoltura. «Se davvero sono stati rimossi migliaia di corpi, allora dovremmo trovare, almeno in alcuni casi, delle prove archeologiche delle fosse dove erano sepolti», commenta Pollard, che spera di poter porre presto fine al mistero dei morti di Waterloo.
In assenza di tombe e di fosse comuni, si può quindi pensare che anche il campo di battaglia di Pavia (24 febbraio 1525) fosse preda di ripetuti e continuati saccheggi, per impadronirsi delle ossa, da parte di quell’industria che – ufficialmente o no – le macinava per ridurle in farina e venderle, qui o altrove, sul mercato internazionale, come concime per i campi.