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Articoli

di Alberto Arecchi

PAVIA, TEODORICO A SAN MICHELE


Ticinum-Papia, già sede e capitale principale del Regno dei Longobardi, divenne nei secoli IX e X la capitale del Regno Italico, parte del Sacro Romano Impero carolingio.

Odoacre, re degli Eruli, nel 476 si proclamò patrizio romano, dopo avere eliminato "l'ultimo imperatore d'Occidente", ma fu Teodorico il Grande il primo ad insignirsi della carica di re d’Italia, dal Palazzo di Ravenna, in nome dell’autorità dell’Imperatore Romano d’Oriente (498-500). Non solo re degli Ostrogoti, dunque, ma di tutta l’Italia. Su questo argomento versavano gli studi del vescovo Ennodio (474-521), con le indicazioni sui poteri del Papa e dell’Imperatore.

Ennodio fu un sostenitore del potere regale di Teodorico, primo re d’Italia, e del potere assoluto, incontestabile, detenuto sia dall’Imperatore, sia dal Papa, che non potevano perciò, a suo avviso, essere giudicati da nessuno dei loro sudditi. L’adesione del re e dei suoi prossimi al Cristianesimo cominciò a rendersi sensibile presso la corte di Teodorico, all’epoca dei vescovi Epifanio ed Ennodio e di Severino Boezio.

La corte dei Goti - come in seguito quella longobarda - aveva maggior simpatia per il credo ariano che non per quello ortodosso della Chiesa di Roma.

Era usanza ariana chiamare il Vescovo ‘papas’ (con un termine greco-bizantino), e ciò avrebbe fatto indicare come ‘Papia’ la città che si chiamava ancora Ticinum; ma il vescovo era chiamato anche “san Sir”, ossia “santo Signore”. Era un titolo che spettava per eccellenza al Signore Gesù Cristo e per trasposizione veniva attribuito al capo della sua Chiesa.

Nella Basilica di San Michele, specialmente dedicata alle incoronazioni regali, il primo re d’Italia (Teodorico il Grande) non poteva che essere ricordato come il capostipite della regalità.

Nel 1597, l’umanista Antonio Maria Spelta, nella sua Storia dei Vescovi di Pavia, scrisse che: “Mentre che Teodorico cenava, ponendogli i servidori avanti la testa d’un pesce di meravigliosa grandezza, gli parve di veder la testa di Simmaco poco dianzi ucciso, il quale, tenendo i denti fitti nel labbro di sotto, e riguardando lui con gli occhi torti, aspramente il minacciasse.

Laonde il consapevole Re, spaventato dalla novità di quella cosa mostruosa e tremando in tutti i membri, e tutto freddo, prestamente con molta fretta andò nella sua camera e, fatto porre di molte vesti sopra il letto, in quello si coricò e si riposò alquanto… finalmente, ricevendo grandissimo dolore, non molto di poi si morì. Il cui corpo è sepolto in S. Michel maggiore, come ho ritrovato in un memoriale dei Corpi Santi, e dei Re che in Pavia si ritrovano”.

Il "memoriale dei Corpi Santi" qui citato è il Catalogo Rodobaldino dei Corpi Santi di Pavia (1236), che in effetti parla di Teodorico sepolto a San Michele. La notizia del pesce deriva dal “De bello Gothico” dello storico Procopio di Cesarea (490 ca. – 565), contemporaneo di Teodorico. Possiamo perciò pensare che essa abbia un certo fondamento.

Scriveva Procopio che, dopo l’apparizione della testa in bocca al pesce, Teodorico si ammalò di dissenteria e giunse a morte in pochi giorni. Procopio non dice in quale sede avvenisse la morte del re, che aveva tre regge, a Ravenna, Pavia e Verona.

Sulle cause effettive della morte, avvenuta nell’estate del 526, del re degli Ostrogoti e reggitore dell’Italia per conto dell’impero di Costantinopoli, citiamo un intervento del dottor Maurizio Alberani (www.ravenna24ore.it/notizie/cultura/2010/12/10).

“Sono tre le fonti principali che ci parlano della morte di Teodorico”, spiega il medico. Procopio da Cesarea parla di tremori e febbre altissima dopo una visione avuta a tavola causata dal senso di colpa per aver fatto uccidere Simmaco; Anonimo Valesiano dà un quadro molto più prosaico e chiama in causa la dissenteria; Jordanes, invece, si limita a ricordare che Teodorico, sentendosi vicino alla morte, diede istruzioni per la successione.

“Le testimonianze non si contraddicono e offrono punti di vista diversi sullo stesso avvenimento”, prosegue Alberani.

Dunque, riassumendo, delirio, febbre, dissenteria e, dopo tre giorni, la morte. Da questi dati si può capire cosa uccise Teodorico? “Non ci sono dubbi. Si tratta di una gastroenterite. La stagione calda, le misure igieniche, le acque stagnanti. Tutto ciò favoriva il diffondersi di infezioni gastrointestinali”. A rendere il sovrano più fragile dal punto di vista immunitario contribuì, allora come oggi, lo stress. Inoltre, una morte così rapida può essere spiegata dalla presenza di altre patologie, soprattutto cardiache, che in presenza di forte disidratazione avrebbero portato a una grave alterazione del ritmo cardiaco e quindi al decesso.

Non si sa con certezza dove il re fosse sepolto, ma sicuramente le sue spoglie non sono nel Mausoleo di Ravenna, da lui stesso fatto costruire, per cui esiste la possibilità che gli eventi si svolgessero a Pavia.

Il mausoleo di Teodorico a Ravenna.

La Basilica di San Michele Maggiore è sicuramente posteriore a quel periodo, ma è dedicata alla sacralità del potere regale, per cui non vi poteva mancare un’attenzione particolare a Teodorico e al vescovo Ennodio. Ad esempio, dopo la distruzione del Palazzo Reale (sec. XI), alcuni frammenti di esso furono inseriti nelle murature del presbiterio della chiesa.

Un secolo dopo, Padre Romualdo, nel suo libro “Flavia Papia Sacra”, riferì la medesima notizia: “In questa chiesa, si dice che anche Teodorico Re dei Goti ot¬tenne un tumulo”.

Naturalmente, non c’era un tumulo dentro la chiesa di San Michele, ma – caso mai – un sepolcro o un cenotafio (sepolcro simbolico, vuoto). Tale monumento non esiste più da tempo, ma alcune immagini conservate sino ad oggi ricordano ancora il Primo Re:

- Un affresco in alto, nelle volte della navata centrale, in cui i Santi Ennodio ed Eleucadio incoronano un re, e si può ben pensare che si tratti di Teodorico.

- Un capitello, nel quale il re, assiso in trono, amministra la giustizia. Assolve e condanna… e si può ben immaginare che il condannato non sia altri che Simmaco (o Boezio), consigliere di fiducia del re stesso, imputati di alto tradimento.

Pubblicato 27/02/2022 09:33:49