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Liutprand - Associazione Culturale

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Articoli

di Alberto Arecchi

IL CAVALIERE GUGLIELMO E LE FORMICHE


La storia del cavaliere Guglielmo

Una processione di formiche sale e scende in continuazione, tutte le estati, in fila indiana, da tempo immemorabile, lungo lo spigolo sud-est della chiesa di San Michele Maggiore, a Pavia.

Le formiche rizzaculo (si chiamano proprio così, e se cercate il termine su internet capirete il perché: quando si irritano, spruzzano veleno con l’addome eretto) vanno e vengono senza posa, dalla cavità di un’antica scala a chiocciola che era inserita nel contrafforte, per permettere la salita sino al tetto della chiesa.

In quella scala, oggi murata, giacciono le spoglie di un cavaliere, di nome Guglielmo, che era ritornato dalle Crociate e terminò i propri giorni nella cavità di quel pilastro, impacciato dalla pesante armatura e dimenticato persino dal sacrestano. Col tempo, le formiche rizzaculo hanno trasformato la testa e l’elmo del prode cavaliere in un nido-formicaio. Vanno e vengono da secoli, trasportando i brandelli del suo cervello per seppellirli in terra consacrata. Una lapide, all’interno della chiesa, ricorda ancora il nome del prode Guglielmo, ma ormai è stata quasi dimenticata da tutti ed è diventata illeggibile, perché si trovava nel pavimento ed è stata calpestata da migliaia e migliaia di piedi.

La lapide che ricorda il nome di Guglielmo.

Questo è uno dei misteri che rendono magica la chiesa di San Michele Maggiore, insieme – ad esempio - a quello del Sacro Babuino. Di quel Babuino molto si è parlato e scritto ormai, la sua danza sacra sul Labirinto è diventata un mito e trovate la sua storia su questo nostro sito, mentre quasi nessuno si ricorda né sa più raccontare la storia di Guglielmo.

Soprattutto non la conoscono i giovani volontari che accompagnano le ignare e fameliche scolaresche in visita al monumento.

Una chiesa più che millenaria, costruita per le cerimonie d’incoronazione dei re d’Italia, che una volta era tutta rivestita di sculture colorate, e dove ogni anno, durante le feste di Pentecoste, si facevano volare stracci colorati sulle teste dei bambini, a simulare il volo e la discesa dei doni dello Spirito Santo.

Oggi le sculture dell’esterno sono tutte danneggiate, quasi illeggibili. La chiesa, che un tempo era la più bella e ricca di Pavia e di tutto il Regno Italico è ridotta a una specie di rudere scheletrico, alla “brutta copia” di se stessa.

Vi raccontano mille fole sulla sua età, sulla sua storia, sulle reliquie preziose che contiene… E ognuno pensa che le storie che racconta siano la verità, e quelle che raccontano gli altri siano soltanto fantasie.

Vi hanno mai detto che in una cappella c’è un pezzetto della Croce di Cristo, donato dall’imperatore Ottone ai tempi della fondazione della Basilica? Si tratta di un’altra storia vera, una delle poche che non si sono perdute nelle nebbie del tempo.

Le formiche rizzaculo mi guardano, grate, si fermano un momento e poi ricominciano il loro frenetico, millenario andirivieni.

Pubblicato 24/06/2021 19:48:01