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LA MADONNA DEL SASSO
Per la pietà del proprietario signor Vanelli, è ritornata di questi giorni a sorridere ai fedeli passanti, sulla casa di corso Cairoli (nota: oggi corso Carlo Alberto) nell’angolo di via Giuseppe Belli, l’antichissima immagine della Madonna del Sasso (o del Sangue), tanto cara e venerata nel rione di S. Francesco.
È ritornata la Madonnina del Sasso, non già sul vecchio affresco, che non si poté salvare in una demolizione operata qualche anno fa, ma in una copia fedele, su tela ad olio, dovuta al buon pennello del nostro concittadino pittore Villa, tutta ridente di bei colori; la Madonna porta sul braccio sinistro il Bambino e nella mano destra una rosa. Sulla fronte della Vergine appare sanguinante una profonda ferita.
Non esiste, a che si sappia, la storia di questa pia immagine. Una tradizione, trasmessa fedelmente di generazione in generazione tra gli abitanti del quartiere, dice che la Madonna fu già oggetto di vivo culto tra di fedeli della “Contrada delle Gabbette” fin da tempo antichissimo, e che un giorno un tedesco, passando per la contrada, preso da un odio satanico verso la Vergine, bestemmiando ed imprecando, lanciò un sasso contro la devota immagine, colpendo la fronte della Madonna, su cui si aprì una ferita che gocciolò sangue…
Alcuni dicono che il sasso rimbalzò sul sacrilego straniero e lo uccise sul colpo. Altri invece affermano che, alla vista del miracolo, il lanciatore si convertì e si diede a penitenza.
Comunque è certo che la ferita dipinta sulla fronte della Vergine deve trarre origine da qualche straordinario fatto accaduto nella nostra città e noi siamo lieti che la bella tradizione oggi riviva attraverso il nuovo decoro in cui l’immagine è stata posta.
L’antica icona, irrimediabilmente perduta, era un affresco di bella fattura e si poteva attribuire al secolo XVI. Era trattata con grazia ed ingenuità ed era collocata un po’ più a sinistra dell’attuale posizione, precisamente sulla porticina di accesso all’osteria che prendeva il nome di Osteria del Sasso.
Ci rallegriamo con il sig. Vanelli che ha voluto conservare l’immagine e la tradizione, abbellendo nel contempo la sua casa; ci rallegriamo col pittore Villa che ha saputo comporre nella copia fedele dell’antica figura una vera opera d’arte.
E ci auguriamo che ritorni in mezzo ai pavesi la consuetudine di porre sulle facciate delle case le immagini sacre, e quelle che già vi esistono siano conservate e riportate al primitivo decoro.
Non solo per spirito di fede, per impulso di religione, è bello vedere le sante immagini sulle case, quasi pegno di vigilanza e di protezione su quelli che vi abitano, ma altresì per un profondo senso dell’arte, per una gentile tradizione italiana che chiama ad abbellire le mura delle proprie case con le figure della Vergine o dei Santi a cui sono legate preziose tradizioni di storia cittadina.
Il Ticino, 27 marzo 1925.