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Liutprand - Associazione Culturale

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Articoli

di Alberto Arecchi

MINERVA, UN SIMBOLO DI PAVIA PAGANA


Basta con gli dèi pagani e bellicosi!!!

Il prossimo 22 gennaio, il monumento pavese della Minerva armata di lancia e scudo compirà 80 anni. Infatti, esso fu inaugurato il 22 gennaio 1939, alla presenza del ministro dell'Educazione Nazionale, Giuseppe Bottai.

L’inaugurazione della Minerva. 22/1/1939 (foto Chiolini).

Si noti quale fosse il momento storico: l'Italia aveva aggredito la Spagna repubblicana e l'Etiopia, aveva già promulgato le leggi razziali e l'Europa stava per precipitare nell'immane tragedia della seconda Guerra Mondiale.

La dea Minerva, in realtà, non aveva nulla a che vedere né con le tradizioni culturali della città di Pavia, né con quelle della sua Università.

L'immagine della dea Minerva era stata scelta, nel periodo fascista, come simbolo della "romanità" (tutta presunta e “da costruire”), per unire l'amore per la sapienza (insegnamento universitario) e la bellicosità (libro e moschetto...).

Fu così che negli anni Trenta, nella Scuola del Genio militare che si stabilì a Pavia, nella Caserma Federico Menabrea (oggi parte del complesso centrale dell'Università), fu collocata una statua di Minerva, vicino all'immagine di Santa Barbara, protettrice dell'Arma. Tale statua sarebbe poi stata trasferita nella nuova sede della Scuola del Genio, nella caserma Ettore Rosso, alla Cecchignola (Roma).

La Minerva “del Genio”.

Una statua di Minerva, opera di Arturo Martini (1889-1947), fu posta di fronte all’ingresso dell'Ateneo della Sapienza a Roma, proprio per sottolineare la romanità, lo studio e la combattività dei perfetti quadri della società che si intendeva formare nelle università.

La Minerva della “Sapienza” a Roma.

Negli stessi anni, si scelse di commissionare a Francesco Messina (1900-1995) il simulacro gigantesco di Minerva, da collocare all'ingresso della città (all’incrocio delle vie che provenivano dal nuovo Ponte dell'Impero e dalla stazione ferroviaria), con una dedica "alle glorie millenarie dell'Ateneo". È la statua della Minerva che conosciamo tuttora, destinata a dominare in chiusura la fredda prospettiva del viale dell'Impero, nuovo accesso monumentale ai quartieri "alti". Immagine al di fuori della storia reale della città, ma perfettamente collocabile nel periodo storico degli anni Trenta e nel quadro delle realizzazioni urbane del regime.

Il bozzetto originale per il monumento a Minerva.

Un’opera non particolarmente bella da punto di vista artistico (mentre la quasi contemporanea fusione bronzea del Regisole a cavallo, realizzata dallo stesso artista Francesco Messina, è una realizzazione di ben altro valore).

...e poi, era pur sempre un monumento al vigile urbano!

Quando i vigili urbani dirigevano il traffico agitando le braccia in mezzo agli incroci (in particolare, a Pavia, nell'incrocio centrale del Demetrio), noi da giovani dicevamo che la Minerva, con le braccia allargate, era "il monumento al caplòn"...

Ma anche il Cristo Redentore che abbraccia il mondo, ripreso dall’omonima statua gigantesca che domina Rio de Janeiro dalla montagna del Corcovado, si offre nella medesima posa, e inoltre è un simbolo di pace e di fraternità, non ha né la lancia né lo scudo!

Non starebbe forse meglio, anche nella nostra città, di una rigida, legnosa, obsoleta divinità pagana della guerra?

Pubblicato 28/10/2018 11:10:49