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LE VIE DEL SALE
Perché "vie del sale"? Non nascondiamoci che l'espressione suona un po' "in tono minore".
Qui non si parla di vie dell'oro, né della seta o delle spezie.
Così accade che, per chi già ne ha orecchiato almeno qualcosa, parlare delle vie del sale finisce per essere una maniera un po' snob per dire: "io me ne intendo", e per chi non ne sa niente l'espressione rimane un mistero: il sale ricorda la cipolla, l'acqua che bolle in pentola, l'insalata, ma perché costruirci sopra un itinerario? A quale pezzo di storia ci si riferisce? Peggio ancora, quando qualche "esperto" tira fuori le foto dei vecchi mulattieri: foto degli anni '10 o '20, irrimediabilmente macchiate di vecchio e non ancora di antico. Vale perciò la pena di ricordare che il sale, elemento base dell'alimentazione umana e animale, è stato nei secoli più prezioso dell'oro. Le piste del sale hanno costituito le grandi strade commerciali dell'antichità, in Europa come in Asia o in Africa, intorno al grande deserto del Sahara.
Nel Medioevo una grande strada commerciale collegava la Pianura Padana con il porto di Genova, attraverso Voghera, Tortona, Serravalle, Gavi, Voltaggio, il passo della Bocchetta e Campomorone. Questo itinerario si può oggi percorrere anche in auto ed è molto affascinante, tra cappellette antiche, boschi e grandi complessi storici in condizioni di relativo abbandono. Dal sec. XIII in poi un'altra strada, utilizzata quasi esclusivamente dai Pavesi, si snodò per la valle Staffora sino a Varzi e poi su per i monti.
Lo studio dei diversi tracciati ha fatto molto discutere gli studiosi. Un percorso passava per la val Curone, in territorio tortonese: per Fabbrica, Rocchetta, Mongiardino, attraversava la cresta al monte Cravi e poi scendeva verso Crocefieschi, S. Olcese, sino a Genova.
Un altro, più sicuro certamente per i Pavesi, attraversava i possedimenti dei Malaspina e da Varzi proseguiva sino a Casanova, Samboneto, Casale Staffora, Capanne di Còsola.
Da qui superava i monti Cavalmorone, Legnà, Carmo e Antola per raggiungere Torriglia, in val Trebbia, e da qui scendere verso il mare.
Questi percorsi divennero noti nei secoli col nome di "vie del sale", dal principale prodotto che lungo di essi si continuava a trasportare.
Il successo dell'una o dell'altra strada fu legato, come la storia di tutto il nostro territorio, al grande conflitto tra comuni lombardi guelfi e ghibellini, tra l'asse Milano-Alessandria e quello Pavia-feudi malaspiniani. Lungo le strade dell'Appennino, però, scendevano a Pavia e a Milano anche altri prodotti: lane inglesi e provenzali, fustagni, pelli, cuoio, tele di lino e canapa provenienti dall'Oriente o dalle Baleari.
Nel 1259 e nel 1276 la città di Pavia stipulò accordi coi Malaspina e quindi, il 13 aprile 1284, obbligò tutti i propri mercanti a passare per Varzi e sulle loro terre per raggiungere Genova.
I Marchesi Malaspina, in cambio dei pedaggi pagati dai mercanti, si impegnavano a garantire la loro sicurezza: "...salutare et custodire et salvari et custodiri facere per terras praedictorum marchionum et jurisdictionem ipsorum... per ipsam stratam vallis Stafole et vallis Trebie". Non pochi originari della valle Staffora, in quel periodo, si stabilirono a Genova a esercitare attività commerciali o artigianali.
Lungo le strade dell'Appennino passavano anche i pellegrini e a Voltaggio, come a Casale e a Santa Margherita Staffora, venivano costruiti conventi e ospizi. Quello di Casale, proprio sotto il monte Chiappo, era dedicato proprio a San Giacomo Apostolo, patrono dei pellegrini.
Ancora negli anni '30 se ne potevano vedere alcune rovine.
Più tardi il sistema delle mulattiere decadde come grande via di comunicazione, con l'avvento dei nuovi sistemi di trasporto meccanizzati.
La ferrovia e l'autostrada di Serravalle aprirono al grande traffico moderno le comunicazioni tra la Valle Padana e la costa ligure.
Le antiche mulattiere rimasero in uso per il traffico locale.
Oggi esse sono un ricordo del passato, così come i muli stessi che si vanno estinguendo. Negli ultimi anni la moda del trekking le ha fatte riscoprire. Alla ricerca di una vacanza riposante e inconsueta, sempre più gente - giovani, ma non solo - cerca di scavalcare a piedi l'Appennino e si accorge che queste montagne, così vicine alle nostre città, sono ridiventate selvagge, in uno stato di abbandono quasi totale. Non sono più "infestate" da lupi, aquile e predoni, ma da frane, borghi e villaggi in rovina, ampie vallate in abbandono. I motivi per queste traversate a piedi sono innanzitutto la passseggiata unita a momenti di vita nell'ambiente naturale, ma anche la scoperta di singolarità geografiche (la montagna appenninica, con le sue forre e i suoi calanchi), storiche (le baite, i piccoli villaggi), ambientali (la vita dei pochi uomini che ancora rimangono quassù, pascoli, boschi e corsi d'acqua, piante e scoiattoli...)
Da qualche tempo di parla di un recupero turistico del complesso delle vie del sale.
Alcune amministrazioni locali hanno compiuto qualche intervento, hanno pubblicato vecchie fotografie o restaurato un rifugio, una baita lungo il percorso. Varrebbe la pena, tuttavia, di puntare a una pianificazione più integrale, che permetta di compiere l'intero itinerario dalla pianura al mare seguendo adeguate indicazioni, con un minimo di manutenzione dei sentieri, di ospitalità, assistenza e soccorso.
GLI ITINERARI
Si possono individuare cinque tracciati principali che sono, da ovest verso est:
1 - Varzi-Castellaro-Cella-Giarolo (Piemonte)-Cabella-Vobbia-Crocefieschi-Savignone (Busalla) ecc.
2 - (alta valle Staffora) Varzi-Bosmenso-Casanova-Cegni-Negruzzo-Giovà-Capanne di Còsola-Capanne di Càrrega-Tre Croci-Torriglia-Scoffère ecc.
3- (val Trebbia) Varzi-Sala-Brallo-Ottone-Fontanigorda-Torriglia- Genova (o Camogli)
4 - (valli Trebbia e Aveto) come il precedente, ma da Ponte Organasco o da Bobbio deviazione: Marsaglia-Salsominore-S. Stefano d'Aveto-Rezzoaglio-Monte Cavallo-Borzonasca ecc.
5 - (itinerario di trekking sviluppato sulla rivista Airone, n. 53) da Montalto Pavese-Torre degli Alberi-Zavattarello-Bobbio-Marsaglia-Metteglia-Ferriere-S. Stefano d'Aveto-Amborzasco-poi sentieri verso S. Fruttuoso e Portofino.