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SANTA MARIA ALLE PERTICHE, A PAVIA
La regina Rodelinda fondò fuori dalle mura della città di Pavia, con fabbrica ammirevole una basilica dedicata alla santa madre di Dio, che si chiama “ad Perticas” e la decorò con splendidi ornamenti.Quel luogo si chiama “ad Perticas” perché una volta vi si erigevano pertiche o pali, che si collocavano colà secondo il costume dei Longobardi: se infatti qualcuno fosse morto in qualunque luogo, in guerra o in qualunque altro modo, i parenti infiggevano sul suo sepolcro una pertica e ponevano in cima ad essa una colomba fatta di legno, rivolta alla direzione in cui il loro amato era andato a morire o, se potevano saperlo, al luogo in cui egli era stato sepolto”.
PAOLO DIACONO, Historia Langobardorum, V, 34.
"Si ergeva fuori delle mura di città, sin da prima dell'arrivo del Salvatore, un tempio pagano, in cui si svolgevano i culti idolatrici a Giove, ed è lo stesso che – oggi all'interno delle mura della stessa Città – si chiama ora di S. Maria alle Pertiche. Mantiene ancora la forma rotonda, in cui fu costruito anticamente; per cui molti lo chiamano anche di S. Maria Rotonda. Si chiamava anche S. Maria alle Pertiche dei Pasquali, per la vicinanza della famiglia dei Pasquali. Sul perché sia detta "alle Pertiche" L'Aulico Ticinese riferisce queste testuali parole, nel terzultimo titolo della descrizione della Città di Pavia.
S. Maria alle Pertiche nella veduta di Pavia a San Teodoro, 1522.
"(A Pavia) esistono tra l'altro tre antichissimi cimiteri, venerabili in tutto il mondo, che in antico furono molto più ampi di oggi: ossia il cimitero di San Gervasio e Protasio, che si stende sino al terzo muro e ai fossati della Città; il cimitero di S. Giovanni in Borgo; e il cimitero di S. Maria in Pertica, al cui centro sorge la Cappella di S. Adriano, in cui furono sepolti i Re dei Longobardi e molti altri nobili. Si dice che questo cimitero fosse uno dei quattro principali del mondo, e che qui scegliessero di farsi seppellire i nobili da luoghi lontani e facevano piantare una pertica su ciascun sepolcro, con qualche segno, per mezzo del quale si potesse distinguere la sepoltura di ciascuno. Perciò comunemente quella chiesa è ancora chiamata di S. Maria in Pertica".
Ci sia concesso soffermarci un poco su ciò, per fugare i dubbi di chi ritiene che questa sia la stessa chiesa che si dice fosse fatta costruire a Pavia da Rodelinda, moglie del Re Longobardo Pertharit, detta di S. Maria alle Pertiche, ma che in realtà è altra da questa.
Innanzitutto è evidente che sia una chiesa diversa, poiché fu costruita dalle fondamenta da Rodelinda, mentre questa mantiene ancora l'antica forma rotonda, che già aveva quando era un tempio idolatra. Infatti Paolo Diacono, ove tratta di quella chiesa (l. 5, c. 13), non cita affatto la singolarità della sua forma rotonda, ma l'omette completamente; mentre tutti quelli che ricordano questa S. Maria alle Pertiche, presso il Castello, l'hanno chiamata, per la sua forma, "Santa Maria Rotonda", e quindi "alle Pertiche".
S. Maria alle Pertiche nella veduta di Pavia del Claricio, 1599.
In secondo luogo,il Diacono dice che Rodelinda unì alla Chiesa un monastero di monache, mentre questa di cui trattiamo non ebbe monastero e fu retta da Religiosi Secolari, il cui superiore nel 773 si chiamava Girolamo e da tale funzione fu elevato a Vescovo; e qui curarono i riti divini sino a che, nel 1571, fu concessa ai FF. di S. Ambrogio detto ad Nemus. Occorre dunque che ne esistesse un'altra.
Terzo. L'Aulico Ticinese, che elenca le Chiese della Città, distingue le due: al numero 127 scrive "Canonica di S. Maria alle Pertiche" e al numero 129 annota "S. Maria alle Pertiche delle monache cistercensi".
Quarto. Lo stesso Autore annota che, presso questa chiesa, "esisteva un cimitero dei quattro principali del mondo, ove sceglievano di farsi seppellire i nobili da luoghi lontani". Risulta invece che presso la Chiesa di Rodelinda si usava seppellire solo i Longobardi. Inoltre, leggiamo che in questo cimitero si erigevano le pertiche prima della morte di quei nobili, per identificare il sepolcro di ciascuno di loro, mentre nell'altra solo dopo la morte si erigevano le pertiche, per indicare il luogo di sepoltura di chi era già morto.1 Inoltre, mentre qui si poneva un qualsiasi segno sulle pertiche, presso i Longobardi si usava un segno peculiare: una colomba di legno, rivolta al luogo ove giaceva il defunto. Gualla (l. 6, c. 1) sostiene dunque la tesi di due distinte chiese con lo stesso nome. E l'altra chiesa esistette sino al 1500. Mantenne il nome di S. Maria alle Pertiche, e ne parleremo a suo luogo.
D'altra parte, molti portano come prova che Rodelinda dovesse avere il suo sepolcro, come è scritto, nella chiesa da lei eretta in onore della Vergine Madre di Dio. La celebrità del cimitero di cui si è detto, in cui molti nobili stranieri sceglievano di farsi seppellire, dovette allettare anche lei a porre qui il proprio sepolcro. Non appare una ragione per cui si facesse seppellire nella Chiesa da lei eretta, dopo morta, poiché neppure lo stesso Pertharit fu sepolto nella Chiesa di S. Agata, da lui fondata, ma nel S. Salvatore.
Questa Chiesa festeggia tutti gli anni la sua dedicazione il 13 maggio ed è stata sin da tempi antichi prepositurale e canonicale. Vi era annesso anche un Ospedale. Nel 1387 le furono uniti i diritti parrocchiali di S. Pietro al Muro. Nel 1502 fu costruita l'Edicola dei Morti. Nel 1505 fu modificata la Cappella Maggiore, rifatta nel Coro e negli ornamenti. Al di fuori del Corpo della Chiesa vi sono diverse Edicole, all'interno del Cimitero, tra le quali è quella di S. Adriano che è ritenuta dal Gualla e dal Breventano essere la stessa che fu costruita dal Re dei Longobardi Ansprando, padre di Luitprando, il quale ivi fu sepolto, e sul suo sepolcro fu scritta l'epigrafe che riportiamo più oltre, nella sua storia. Questa Cappella, come appare dai testi di diversi autori, sia stampati sia manoscritti, gode di molte indulgenze e specialmente d'una degna di menzione, perché a Girolamo, che qui pregava, giunse un giorno un annuncio da voce celeste. Presso questa Cappella di S. Adriano c'è un luogo ove sono raccolte le ossa degli antichi morti del cimitero, raccolte in un mucchio. Per un errore popolare, si racconta anche che siano le ossa dei Franchi. Furono dissotterrate nel 1502, quando occorse ricostruire l'Altar Maggiore, col nuovo Coro della Chiesa. Il 30 maggio 1571 la Sede Apostolica, con Breve Speciale, concesse a questa Chiesa ai FF. di S. Ambrogio "ad Nemus", che cominciarono ad abitarvi dal 1574. Il Capitolo coi Canonici fu unito a quello della Cattedrale e il suo Prevosto ottenne la dignità di Decano in quel Capitolo; ed essi iniziarono a celebrare là i riti divini. I detti Frati furono obbligati ad andarsene con la soppressione del loro ordine, avvenuta nel 1644.
Nel 1671 la Sede Apostolica ha concesso questa Chiesa, con i suoi annessi, ai Frati Carmelitani della Congregazione di Mantova, che vi praticano i riti divini, come sede parrocchiale, e vi svolgono con grande devozione una conversazione costruttiva".
(P. ROMUALDO DE S.TA MARIA, Flavia Papia Sacra, Pavia, 1699).
S. Maria alle Pertiche, ricostruzione della planimetria, A. Arecchi, 1986.
I pochi, miseri resti del chiostro, come si presentano oggi. L'arco a destra dava accesso alla chiesa, totalmente distrutta.
Santa Maria “alle pertiche” o “in pertica”?
Le chiese rotonde del Medioevo, con una cupola emergente al centro da un corpo più basso, erano riproduzioni del Santo Sepolcro di Gerusalemme, la rotonda di origine costantiniana costruita sulla collina del Calvario - riflessa, simmetricamente, dalla Cupola della Roccia (la Moschea di Omar), fondata dai Templari sul distrutto Tempio di Salomone.
Santa Maria “in pertica” era la Madonna del pilastro, Nuestra Señora del Pilar, ossia la cristianizzazione in Madonna degli antichi simboli pagani legati a Minerva. La leggenda narra che la Vergine apparisse così a San Giacomo, in piedi su un pilastro di marmo.
La sua venerazione è legata al santuario di Santiago de Compostela, ma anche alla Cattedrale di Chartres.
Il pilastro, la lancia, il fuso (o conocchia), la pertica, sono attributi tipici di Minerva. È la palma morta che, secondo alcune tradizioni mediterranee, ritornò verde quando la Vergine, nelle doglie del parto, vi si aggrappò, stringendola con entrambe le mani.
Simile alla lancia di Minerva e al fuso della tessitrice, quel tronco morto raffigura l’agente d’incarnazione del Verbo, nella sua manifestazione sensibile, tramite la potenza vegetativa.
Si tratta del perno di rotazione del Labirinto, con la sua doppia rotazione, simile alle corna dell’Ariete e ripresa nelle chiese a pianta rotonda. Il monumento concepito da Dedalo risale all’epoca megalitica e ornava ancora, nel basso Medioevo, i pavimenti delle cattedrali.
"Si presentava l’antica chiesa di S. Maria in Pertica con il convento dei PP. Carmelitani della Congregazione di Mantova.
Prima dell'ingresso di questa chiesa si passava per un lungo corritojo, in fine del quale veneravasi un’antica immagine della B. Vergine, e nelle pareti laterali stavano infissi alcuni marmi e monumenti con iscrizioni guaste per lo più dal tempo.
Arrivati alla fine di questo corritojo volgendo poi a destra si entrava in un atrio chiuso e piuttosto oscuro, che dava l’accesso ad una fabbrica rotonda sostenuta da sei grosse colonne scanalate di marmo bianco, le quali però eran state intonacate di calce ed in alcune parti assicurate con cerchi di ferro, perché danneggiate e minaccianti rovina.
S. Maria alle Pertiche nel Catasto Teresiano (1751-57).
NB - La chiesa è indicata con la lettera L e il convento dei Carmelitani con il numero 84. Tutto il complesso è stato in seguito demolito e completamente snaturato. Ai Carmelitani appartenevano anche le parcelle con i numeri 85 e 86, le quali tuttavia sono indicate come "case d'affitto". Nonostante ciò, tali unità immobiliari appaiono oggi - erroneamente - nei registri regionali dei beni monumentali come "chiostro di S. Maria alle Pertiche" (http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/PV240-00433). L'ampio cortile appare oggi in realtà come il frutto non d'un restauro, ma di ripetuti interventi di maquillage effettuati negli ultimi cinquant'anni.
S. Maria alle Pertiche (in giallo la chiesa, in rosso il mausoleo di S. Adriano, ove furono in un primo momento sepolti il re Ansprando e il figlio Liutprando), ricostruzione nel contesto attuale.
Girava d’intorno a questa rotonda una specie di navata più ristretta e bassa, in cui eran state formate alcune cappelle. A fronte del sopraindicato ingresso presentavasi il presbiterio con l’altare, dietro il quale era stato aggiunto e costruito il coro.
Nella navata circolare, alla sinistra, eravi un altro corritojo, a metà del quale da ambi i lati si vedeano i due celebri Ossarj lavorati con molta arte cogli avanzi del cimiterio, che anticamente quivi esisteva, e che nel 1796 furon poi distrutti.
S. Maria alle Pertiche, sezione. Rilievo di G. Veneroni, incisore G. Ramis, 1772. Pavia, Musei Civici.
Nell’anno 1502, in occasione che erasi rifabbricato e prolungato il coro della chiesa, si raccolsero queste ossa ed uniti diversi scheletri erano stati collocati in due ampie sale tutte vestite con regolare disegno d’altre ossa umane, dove il popolo da due grandi fenestre munite di ferriate concorreva a contemplare il nostro comun fine ed a pregare per i defunti. In fine poi di questo corritojo eravi un residuo della Cappella dedicata al Re Ansprando a Sant’Adriano, in cui egli stesso volle esser sepolto.
Il convento poi di questi Carmelitani trovavasi mal composto e cadente, onde fino dal 1785 era stato soppresso essendosi però conservata la chiesa col titolo di Rettoria, che nel 1788 fu unita a quella di sant’Epifanio ed amendue nel 1789 concentrate in S. Francesco di Paula, d’onde nel 1805 passarono in S. Francesco Grande. Colla traslocazione però della parrocchiale non fu distrutta la chiesa, ma in essa nel 1809 si collocò la Confraternita di S. Sebastiano Maggiore.
La Porta di San Vito (Porta Milano), Dis. Mantovani, dall’Almanacco dilettevole del 1832.
Nel 1815 finalmente anche questa chiesa fu profanata e dopo demolita, e di là si trassero le due colonne della nuova porta di S. Vito (Porta Milano), che per esser in più luoghi ancor esse guaste nelle scanalature, si sovettero alquanto impicciolire, e delle altre formaronsi le statue che adornano la porta stessa. Nell’occasione poi che fu atterrata l’antica porta di santa Maria in Pertica e costrutta la barriera perché presentasse l’ingresso diretto alla via del Collegio Germanico fu demolita la maggior parte del fabbricato già convento, ed in ritiro vi furono erette case con botteghe".
(E. GIARDINI, Memorie topografiche dei cambiamenti…, Pavia, 1872).
1490 - Leonardo da Vinci e S. Maria alle Pertiche.