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PAVIA, LA MALEDIZIONE DI SAN SIRO ESISTE
Questo libro l'ho proprio divorato, l'ho letto d'un fiato.
Mentre sto scrivendo queste note, sono ancora frastornato da atmosfere, odori, personaggi, intrighi di una Pavia scomparsa e presente, pennellata nelle sue piccolezze e nelle sue grandiosità, nelle sue verità nascoste, nelle sue bugie consacrate, nelle sue meschinità quotidiane, nelle sue magie oscure, storie mistificate, sinistre profezie avverate, nelle sue guerre, disastri, pestilenze, nei suoi fasti mediocri, nella sua grande Università, nelle sue assurde e bellissime torri.
La pagina poi in cui si tratteggia l'iniziazione di un mendicante, tal "Cecchino": poche righe ispirate, di una profondità senza precedenti.
Il metodo è quello della "storiografia scientifica"; lo stile è quello della "storiografia fantastica".
Dati minuziosamente raccolti da documenti, interpolazioni da differenti fonti, fatti inquadrati in ottiche di antiche religiosità, eresie e gloriosi retaggi pagani, intuizioni, percezioni di atmosfere sottili in plumbei paesaggi nebbiosi, il tutto legato da un racconto avvincente, scritto in un italiano impeccabile.
Non si capisce dove finisca lo studioso e cominci l'artista, dove la storia sfumi in leggenda, dove la mediocrità del quotidiano si incontri con l'immensità del sacro e della magia.
Le parole ora sono documento, ora racconto, ora evocazione, ora poesia.
Un capolavoro, che merita di scavalcare i confini pavesi, sempre che la maledizione lo consenta.
Ho letto "La maledizione di San Siro" di Alberto Arecchi, dopo che avevo proposto a un gruppo di amici la mia stravagante idea di formare un movimento per cambiare santo protettore, mettendo in pensione San Siro e facendo assurgere a nostro protettore il grande Sant'Agostino.
La proposta li aveva sconcertati e un'obiezione è stata: "La festa di San Siro cade in un periodo che permette un lungo ponte di festa; quando cade Sant'Agostino?"
Forse non sarà scientifico ma, dopo questa obiezione, dopo aver letto il libro, dopo aver provato in mille occasioni a lottare contro i mulini a vento pavesi, sono sicuro che la maledizione esiste per davvero e che sarebbe il caso di fare qualcosa per esorcizzarla.
Caro Alberto Arecchi, grazie per il tuo impegno, per la tua capacità di comunicare, per il tuo amore verso questa città nonostante la sua maledizione, per la tua perseveranza, il tuo saper restare fresco e frizzante anche in mezzo a libri, documenti e personaggi polverosi.
E grazie anche alla Associazione Culturale Liutprand che, sfidando le immense difficoltà tipiche dell'operare in Pavia per Pavia, è l'Editrice di questo bellissimo libro e di molti altri pregevoli studi sul nostro territorio.
Dalla "Provincia Pavese", 5 luglio 2002.