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LOMELLO - LAUMELLUM
Lomello è una località molto affascinante. L’antico borgo sorge sulla riva destra del torrente Agogna. Chi venga da nord (da Velezzo), costeggiando la valle del corso d’acqua, giunto all’incirca all’altezza del cimitero scopre l’aspetto dominante dell’antica rocca, con la rossa facciata della Basilica di Santa Maria Maggiore che si erge alta sui resti delle mura.
«... Lomello, paese di
leggende e di sogni, dove le ombre del passato si riflettono nel grigiore
rossastro delle sue chiese e delle sue mura... Lomello fu
capitale della Lomellina - cioè della campagna insubre - sino
all’invasione celtica di re Belloveso del VI sec. a.C. Da qui in poi gli
subentrerà la capitale gallica di Cottiae
(che durerà con tale prerogativa oltre il V sec. d.C.)».
(POLLINI)
Il nucleo abitato si sviluppò lungo una delle grandi arterie stradali costruite o consolidate dai Romani: la strada che puntava verso l’attuale Francia (Gallia). Tolomeo, bel sec. II d.C., indicò Lomello, insieme a Vercelli, in una delle sue carte geografiche; non è fuori luogo l’affermare che la sua fondazione fosse avvenuta verso la fine della Repubblica Romana (intorno agli anni della nascita di Cristo).
LOMELLO NEL MEDIOEVO
«Se borgo d’importanza era Lomello sotto il dominio romano, a maggiore lustro crebbe sotto il dominio dei re longobardi; che, avendo lor regia sede in Pavia, scelsero a temporaneo
soggiorno, e quasi a villeggiatura, questo paese, decorandolo del titolo di
città, e munendolo di importante castello e di valide mura. Qui risiedeva il “graf“ o conte, ed era Lomello capoluogo
del “gau” (contado) longobardo».
(POLLINI)
Secondo Zucchi, il graf o conte longobardo era a capo d’un reparto di mille uomini,
ossia di dieci sculdahis (sculdasci)
di cento uomini ciascuno.
La regina Teodolinda, vedova del re
Authari, nel novembre del 590 incontrò e - secondo la leggenda - sposò a
Lomello Agilulfo, duca di Torino, che la sovrana si era scelta come secondo
marito ed aveva innalzato alla dignità di re dei Longobardi.
L’episodio dell’incontro è riferito dal
cronista Paolo Diacono nella sua Historia
Langobardorum, mentre nulla di certo si conosce sulla cerimonia delle
nozze, se non un’antica leggenda che le vuole celebrate nella Chiesa di Santa
Maria Maggiore. Paolo Diacono non dice neppure che il matrimonio abbia avuto
luogo a Lomello. Un’altra cronaca longobarda, dovuta allo
storico Fredegario, narra la vicenda della regina Gundiperga, figlia di
Teodolinda, rinchiusa per tre anni in una torre della rocca di Lomello dal marito
Arioaldoo, per presunto adulterio e liberata grazie al primo “Giudizio di Dio”
celebrato in Italia.
Il massimo potere dopo il re era quello di Conte del Palazzo reale di Pavia, cioè giudice supremo per le cause in appello. Nel 990 divenne conte di Lomello Cuniberto, capostipite della potente famiglia dei Conti Palatini, che per circa due secoli rappresentarono in Italia il potere imperiale nell’amministrazione della giustizia. Secondo lo storico Giulini i conti palatini di Pavia, scacciati dalla città, si stabilirono a Lomello verso il 1018. Essi costruirono, o ricostruirono, il castello e forse animarono la ricostruzione della chiesa di Santa Maria, poiché l’edificio esistente appartiene a tale epoca. Dopo la distruzione del Palazzo reale di Pavia nel 1024, i conti scelsero come residenza la rocca di Lomello. Nel 1107 il papa Pasquale II passò da Lomello, lungo la strada dalle Alpi a Pavia. In tale occasione concesse una bolla in favore della chiesa di Santa Maria. Secondo una cronaca milanese, il castello di Lomello fu conquistato dai Pavesi nel 1118. In una data incerta, tra il 1145 ed il 1155, Lomello fu presa dai Pavesi con la frode, fu distrutta e i suoi difensori vennero imprigionati. La città fu ricostruita dai Milanesi nel 1157. Nel 1164 l’imperatore decretò che Lomello non dovesse mai più essere ricostruita. Ciò sembra implicare che il castello fosse stato nuovamente distrutto, dopo la ricostruzione fattane dai Milanesi nel 1157. Lo storico Portalupi afferma che nel 1174 i soldati del Barbarossa distrussero Lomello mentre marciavano all’assedio d’Alessandria. Egli aggiunge che la chiesa di Santa Maria, distrutta in quest’epoca, fu ricostruita coi vecchi materiali dallo stesso Imperatore, per penitenza imposta dal papa Alessandro III. Rimane un mistero da dove lo storico del sec. XVIII abbia tratto tale riferimento, ma il sospetto che egli possedesse qualche fonte di una qualche attendibilità, oggi perduta, nasce da due fatti. Il primo è che la chiesa di Santa Maria mostra di essere stata non ricostruita, ma riparata, verso la fine del sec. XII. Il secondo è il ricordo tradizionale che Lomello sia stata distrutta dal Barbarossa. Una grande statua di stucco, visibile in alto, prima dei restauri, al di sopra delle volte che coprivano la chiesa, era chiamata col nome dell’Imperatore e si diceva eretta in ricordo della ricostruzione della chiesa da lui compiuta.
Nel 1191 Enrico IV ordinò che Lomello non
dovesse essere più ricostruita. Ciò sembra implicare che la città fosse stata
distrutta dal Barbarossa, ma non è sicuro che fosse mai stata ricostruita
dopo il 1164.
La chiesa di Santa Maria Maggiore è
menzionata in una lista di tasse del 1192. Questo fatto prova che la chiesa esisteva
a tale epoca, benché il castello, e fors’anche la città, fossero in rovina. Non
esiste invece la minima ragione per supporre che la chiesa abbia mai sofferto
una distruzione completa, nel corso delle molte vicissitudini subite dalla
città e dal castello. Era costume nel Medioevo risparmiare scrupolosamente
chiese e monasteri pur quando le città venivano rase al suolo, e ciò accadde
in Lombardia nella distruzione delle città di Como (1127), Lodi vecchio
(1158), Milano (1162) e Castel Seprio (1287). Quando Isola Comacina fu distrutta
nel 1169, i Comaschi furono colpiti da scomunica perché avevano bruciato le
chiese. Insomma sembra vero che a Lomello la chiesa di Santa Maria scampasse
alla distruzione del castello e della città, dovendo soffrire solo qualche
danno, che si poteva facilmente riparare senza una ricostruzione integrale
dell’edificio.
La potente consorteria nobiliare dei Conti
si frantumò nel 1155, quando l’esercito di Pavia cinse d’assedio Lomello,
occupò la rocca e la distrusse. I conti si dispersero nei vari centri della
Lomellina, dando origine a nuove famiglie nobili. L’Imperatore Federico I
Barbarossa confermò i loro possedimenti, che mantennero per un altro secolo e
mezzo, nonostante le continue lotte contro i milanesi. Nel 1200 e ancora nel
1213, la città fu distrutta ed incendiata da quegli stessi Milanesi che
l’avevano ricostruita mezzo secolo prima.
Assonometria di Santa Maria Maggiore e del Battistero (dis. A. Arecchi, 1971).
IL BATTISTERO DI SAN GIOVANNI AD FONTES
Il Battistero di San Giovanni ad Fontes è uno dei più antichi in
Lombardia; fu eretto fra il sec. V ed il VI, la parte superiore fu aggiunta nel
sec. VIII. È costituito da un corpo centrale ottagonale, sul quale si aprono
quattro vani rettangolari, che gli conferiscono una pianta a croce, alternate
ad altre quattro nicchie - o absidi - a ferro di cavallo. Sulla cupola si
aprono, una per lato, otto finestre, fiancheggiate all’esterno da piccole
nicchie a timpano. Al centro del tetto si eleva una piccola lanterna (di
costruzione posteriore, come è stato detto), ornata da monofore e bifore.
All’interno, al centro, si trova l’antica
vasca battesimale, a forma di esagono irregolare, larga circa due metri. Essa
presenta resti dell’originale decorazione dipinta sui muretti perimetrali ed
una croce color cinabro con la scritta piscina,
sul pozzetto semicircolare destinato a contenere l’acqua santa. La vasca
serviva, probabilmente, ad un rito battesimale per aspersione, immediatamente
successivo a quello per immersione, abbandonato in Italia sin dal sec. VI.
Accanto alla vasca si trova la metà destra
di una stele funeraria romana, mentre in un’abside sono visibili resti dell’originaria
pavimentazione a piccole piastrelle esagonali.
LA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE
La prima menzione della chiesa di Santa
Maria Maggiore si trova in una lettera del vescovo di Pavia, che data circa all’anno
1000. Il vescovo convoca il suo clero a un sinodo a Pavia e ordina a uno
sconosciuto abate di diramare la lettera per
omnes plebes suprascriptas id est: Laumellum, Carium, Basserium, ecc.
Dunque la chiesa, a quell’epoca, era pieve.
La Basilica attuale fu costruita
probabilmente fra il 1025 e il 1040 sui resti di una precedente costruzione (e,
secondo molti studiosi, fu ingrandita all’epoca dell’Imperatore Federico I
Barbarossa, sull’area dell’antico Castello da poco distrutto). La chiesa di
Santa Maria Maggiore ebbe una straordinaria importanza nel sec. XII; godette di
speciali privilegi e favori concessi dall’autorità apostolica.
Un aspetto interessante di
questa chiesa è il fatto che la facciata fa parte delle fortificazioni. Non ci
troviamo, in senso stretto, in presenza di una chiesa fortificata... A Lomello
la chiesa era solo incorporata col castello, parte del muro del quale
costituiva la sua facciata... È facile così comprendere come il castello possa
essere stato distrutto senza necessariamente recar danno alla chiesa. Il fatto
che la facciata formasse parte delle fortificazioni spiega alcuni fatti che altrimenti
sarebbero incomprensibili. Per tale ragione la facciata formava un angolo
rispetto all’asse della chiesa, che diede luogo alle pittoresche irregolarità
di pianta che rendono caratteristica la costruzione; perciò una scala e un
passaggio furono inclusi nel muro della facciata.
(A. K. PORTER)
La Basilica, con la parte anteriore
scoperchiata e parzialmente rovinata, si presenta come un rudere dalle grandi
arcate, appoggiato all’antico muro di cinta di epoca romana, e incorpora anche
le rovine d’un antico torrione di quel muro, in un insieme molto scenografico.
La vecchia facciata poggia sull’antica cinta muraria e mostra nelle
partiture una parte della base dell’antica torre campanaria. I fianchi e le facciate del transetto sono
ornati da lesene e da archetti pensili, mentre l’abside maggiore, rivolta a levante,
è coronata da piccole nicchie “a forno”.
L’edificio, lungo m 60 e largo m 19, è a
pianta basilicale, con navate asimmetriche ed un transetto lievemente sporgente.
L’asimmetria della pianta fa si che la posizione dei pilastri di un non
corrisponda a quella dell’altro, che le arcate a tutto sesto si disuguali e
che i grandi archi trasversali, lanciati sulla navata centrale, non siano fra loro
paralleli. Questi ultimi sorreggevano l’originaria copertura lignea della navata
centrale, mentre nelle navate laterali compare già la volta a crociera, tipica
dello stile romanico lombardo.
L’interno, spogliato di volte, stucchi e dipinti barocchi dai restauri degli anni Cinquanta, è illuminato da piccole finestre a tutto sesto; in alto, si notano scarsi avanzi dell’originaria decorazione a stucco, che ornava l’intera navata centrale; altri stucchi sono conservati nella vicina Canonica. Un interessante frammento delle antiche decorazioni, con una croce e due protomi umane, è murato all’esterno dell’abside. Sotto l’abside si apre una cripta con colonne e capitelli di rozza fattura, che fanno pensare ad una costruzione abbandonata o all’abside della chiesa preesistente.
Nel 1718 le absidiole furono
distrutte e l’abside maggiore fu rifatta più alta, come prova la data scritta
nel cornicione. Esistono ancora, tuttavia, tracce delle antiche absidiole...
Probabilmente fu sempre nel sec. XVIII che la dimensione della chiesa fu
materialmente ridotta, con l’erezione di una nuova facciata all’altezza della
terza coppia di pilastri a partire da ovest. Le tre campate occidentali dell’edificio
originale, rimaste al di fuori della nuova chiesa, non furono distrutte, ma
si lasciò che cadessero nel pittoresco stato di rovine in cui oggi le
vediamo... Nell’angolo sud-ovest della vecchia navata, fu eretto un nuovo
campanile per sostituire il vecchio, le cui rovine si possono ancora vedere
nella prima campata occidentale della navatella sud. Dopo essere stato accorciato,
l’edificio fu oggetto d’un vero e proprio restauro che nascose - senza per
fortuna distruggere - l’antica costruzione... La navata fu coperta con una
pesante volta a botte. una volta a crociera fu eretta sull’incrocio e l’interno
fu rivestito di stucco, vistosamente dipinto in verde e oro. Fra il 1907 e
il 1909, secondo l’iscrizione nel muro occidentale della chiesa, l’edificio
fu ancor più danneggiato da una cappella a nord, veramente orribile, e
dall’aggiunta di dipinti alquanto in disarmonia con le linee semplici ma
imponenti della struttura originale.
(A. K. PORTER)
I restauri compiuti nel corso degli anni ‘50 hanno restituito in gran parte all’edificio le forme romaniche, ma hanno eliminato alcuni elementi importanti, quali i pilastrini di legno che reggevano le travi del tetto, nei loro punti d’appoggio sui muri laterali, e i frammenti di stucchi che decoravano ancora la parte alta della navata centrale. Una parte di questi stucchi è conservata oggi nell’adiacente Canonica.
Santa Maria Maggiore - L’assonometria mostra gli
stucchi
e le colonnette di legno, che esistevano prima dei
restauri
nella parte alta della navata maggiore (dis. A.
Arecchi, 1970).
SCHEDA
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