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ALLA SCOPERTA DELLA ROMANA IRIA
Secondo la ben
nota preziosa testimonianza di Plinio (N.H., III, 7,3),tra le città
più nobili del suo tempo, nel territorio compreso tra il versante settentrionale
degli Appennini ed il Po, si annoveravano Libarna,
Dertona colonia(Tortona) ed Iria. Trovata distrutta la
propria città, gli Iriesi si sparsero sul territorio dell’antico municipio. Parte, non vi è dubbio, andò a dilatare
un vico superstite, Voghera, che da allora andò sostituendo, per importanza,
l’antica, vicina città (16).
NOTE
(1) G. A. Bottazzi, Le antichità
diTortona e del suo agro, Alessandria, 1808, p. 149.
(articolo del luglio 1987)
Di questi tre importanti
insediamenti umani, fondati dagli antichi Liguri lungo il corso del fiume Iria (Scrivia),
solo nel caso di Tortona si ha perfetta corrispondenza tra la odierna città e l’urbs romana, al punto che risulta
difficile rinvenirvi oggi importanti vestigia della sua passata grandezza,
andate manomesse o diventate ormai inaccessibili, a causa delle successive
riedificazioni del suo tessuto urbanistico.
Libarna rimase sepolta sino alla fine del ‘700 e di essa si
era persino perso il nome, divenuto, nei secoli di mezzo, Antiria o Antilia.
Fu merito soprattutto del Bottazzi, considerato il vero principe degli storici tortonesi,
se oggi noi ne possiamo ammirare gli imponenti ruderi a meridione di Serravalle
Scrivia.
Più infelice
ancora fu il destino di Iria, di cui si ignora tutt’ora l’esatta ubicazione
nell’ampia pianura, che si estende da Tortona al corso del Po. Questa affermazione può sembrare provocatoria nei confronti
della falange di studiosi, sia antichi,che moderni, i quali, per ragioni
municipalistiche o per mancanza di argomenti più convincenti, hanno finito di
identificare l’antica città di Iria con l’odierna Voghera, ma scopo del
presente saggio sarà proprio quello di mostrare com’è falsa la supposta
coincidenza e, una volta sbarazzato il campo da questo ingombrante fardello,
ricercare con più fondamento i motivi e le giustificazioni per una ma diversa
localizzazione.
Le ragioni di
coloro che vogliono l’odierna identificazione traggono spunto principalmente
dalle tesi del Bottazzi, secondo il quale l’antica Iria non era altrove collocata, che nel sito della
moderna Voghera od almeno in attiguità di essa (1).
E l’equivoco
fu favorito dal toponimo stesso di Viqueria
o Vicheria che, non vi è dubbio,
deriva direttamente dall’antico vicus
Iriae(2).
Senonché il
termine vicus ci dimostra in modo
inconfutabile che la città di Iria era cosa ben diversa da uno dei numerosi vici dei suo municipium.
Il Bottazzi però era ben conscio delle oggettive, insormontabili difficoltà che presentava
la corrispondenza di Iria (città) con Voghera, soprattutto quando si trattava
di giustificare come potesse dirsi Iria una città, che è situata sulla
Staffora (l’antica Staphula), quando è ben noto che essa era invece posta sul
fiume omonimo da cui prese il nome, nella
stessa maniera che dal Ticino prendeva la denominazione la città di Pavia.
(3)
Per superare l’impasse, furono allora tentate due
diverse strade:
- una, sostenuta da insigni scrittori del passato, come il
Cluverio, il Cellario ed il Muratori (in relazione non alla localizzazione di
Iria, ma all’ubicazione dell’uccisione dell’imperatore Maioriano nel 461) e
fatta propria dal Manfredi (4) per legittimare le sue tesi miranti a dimostrare
la corrispondenza di Iria (città) con Voghera, saltò il fosso, identificando la
Staffora con il corso dell’Iria (fiume).
- l’altra, percorsa dall’attento Bottazzi, il quale per ben conoscere le
testimonianze passate del territorio tortonese, mai avrebbe Potuto
sottoscrivere un’ipotesi tanto arbitraria, concludeva arditamente che la Scrivia che ora va in direzione boreale
al Po, anticamente piegasse da Tortona verso la città di Iria (Voghera), e vi
passasse a tal vicinanza da darle il nome. (5)
E per
sostenere la sua tesi, gli venne in aiuto il P. Capsoni, il quale, in virtù di
una antica Tavola corografica, conservata nella Biblioteca Estense, aveva posto
le località di Stradella, Broni e Casteggio super
costes versus Scriviam; per non dire della nota cronaca medioevale di Sire
Raul, che descrivendo l’alluvione che colpì l’Italia subalpina nel 1177, affermò
che in quell’occasione dalla Scrivia ibant
navigia usque PIacentiam!(6).
Entrambe le
argomentazioni, che si fondano su presupposti palesemente errati, si possono
facilmente demolire senza troppa fatica.
La prima
ipotesi non trova più sostenitori autorevoli nel nostro tempo, unanimi
nell’identificare l’antico corso dell’Iria con l’attuale Scrivia e non con la
Staffora (7).
Basti, per
tutte, ricordare in questa sede la più antica citazione letteraria
dell’uccisione di Maioriano, avvenuta nell’agosto 461 in Dertonae, juxta fluvium Hyra (Iordanis Get., c. 45. p. 118), per avere confermato l’asserto che
Iria era il fiume che passa vicino a Tortona e non a Voghera. (8)
Neppure è
lecito, come fa il Manfredi in questo caso specifico, voler intendere per Dertona l’espressione più generica In agro dertonensi (9), per cui si sarebbe autorizzati a dare,
per questa via, a Voghera quel che è indiscutibilmente di Tortona; altrimenti
con questo sistema si potrebbe troppo facilmente giustificare tutto quanto fa
comodo alle nostre tesi, senza riguardo né al buon senso né alla ragione.
La seconda
delle sopra accennate argomentazioni, avanzata dal Bottazzi, fu già messa in
dubbio dal Monaco, secondo il quale la supposta deviazione (dello Scrivia
verso oriente) non è affatto documentata (10). E ben a ragione, perché
come sarebbe possibile ammettere tale diversione del suo corso ancora nel sec.
XII, quando già in un ben noto instrumento del 915, relativo a Voghera, si fa
esplicito e ripetuto riferimento alla Stafula
e non alla Scrivia? (11)
Vi è di più.
Recentissime ricerche al radiocarbonio, condotte dai prof. G. C. Cortemiglia
dell’Istituto di Geologia dell’Università di Genova e J. Thommeret del
Laboratorio di Radioattività applicata dal Centro Scientifico di Monaco, hanno
accertato nel 1978 (12) che l’attuale direzione di scorrimento dello Scrivia
rappresenta la massima diversione verso oriente degli ultimi 4000 anni, in
quanto anticamente il corso d’acqua passava molto più ad occidente di oggi,
come del resto conferma una diffusa tradizione locale. (13)
Dalle
considerazioni precedentemente esaminate emerge l’evidenza che l’attuale
Scrivia è l’antica Iria e che l’omonima
città deve ricercarsi nel corso di questo fiume, che non risulta
sostanzialmente modificato negli ultimi millenni. A questo punto torna logica
l’identificazione di Iria con l’attuale Castelnuovo o con qualche località del suo
vasto territorio, posta probabilmente in sponda destra. E dal momento che le
affermazioni vanno anche giustificate, passiamo senz’altro ad esaminare i
motivi a favore di questa seconda soluzione.
Cominciamo dal
nome, anche se questo appare, del vero, l’argomento più fragile, perché meno
documentabile. Castelnuovo già prima dei Mille era nota col toponimo di castellum quoque quod dicitur novum (14):
quell’attributo novum dato ad un
recente insediamento fortificato non sembra richiamare alla memoria, già nel
nome, l’esistenza nello stesso luogo di un agglomerato più antico, poi
scomparso? È opinione diffusa che la città di Iria, se poté superare indenne le
precedenti, feroci invasioni barbariche, andò estinta sul principio del 493 ad
opera dei Borgognoni di re Gundobaldo (15), che misero a ferro ed a fuoco tutta
la Liguria antica, conducendo seco, sulla via del ritorno, infinitam captivorum multitudinem(P. Diacono, Hist. romm., XV,
16) i tra cui dovettero contarsi molti abitanti di Iria e dei luoghi circostanti.
S’incaricò del riscatto di quegli infelici S. Epifanio, vescovo di Pavia, che a
questo scopo, nel marzo 494, si portò alla corte del re dei Borgognoni: tale
fu la moltitudine di persone che attraverso la Valle d’Aosta si riversò in
patria, da sembrare che le Gallie, in quella occasione, dovessero svuotarsi dei
propri abitanti.
Parte di essi, a mio
avviso, nei pressi del primitivo insediamento iriense, diede avvio alla
ricostruzione di un nuovo centro abitato fortificato, il quale non poteva che
essere novum rispetto all’antico.
Chi sostiene
l’identificazione di Iria (città) con Voghera fa riferimento agli antichi
itinerari romani(Itinerarium Antonii Augusti e
Tabula Peutingeriana), che ricordano Iria a X miglia (17) da Tortona,
sulla via Postumia, in direzione di Piacenza (18): Placentia - Camillomago:
XXVI; Camillomago - Iria: XVI; Iria - Dertona: X; Dertona - Libarium:
XXXV; Libarium - Genua: XXXVI.
In quel tempo,
siamo nella seconda metà del sec. IV, Iria svolgeva ancora la funzione di
mansione per gli eserciti romani, che da Ariminum (Rimini) erano diretti nelle
Riviere e quindi nella Gallia meridionale ed in Ispagna, attraverso le vie
Emilia e Postumia.
Se ci si
basasse soltanto sul dato numerico degli itinerari, senza tener conto delle
ragioni già adottate, verrebbe spontanea l’identificazione di Iria con Voghera,
posta a circa 10 miglia da Tortona in direzione di Piacenza, mentre invece
l’attuale Castelnuovo, secondo l’ipotizzato tragitto, non sarebbe che a sole 7
miglia, ad una distanza, cioè, che è poco più della metà di quella indicata.
Ma attenti!
Forse che considerando sulle stesse tavole la distanza da Tortona a Libarna di
XXXV miglia, pari a circa 52 km contro i reali 25, qualcuno potrebbe essere
indotto a negare l’evidenza, andando a cercare Libarna non dove si trova, ma
alle porte di Genova?
C’è qualcosa,
quindi, che non torna nelle cifre fornite dagli antichi itinerari, proprio
nella zona di nostro interesse e precisamente nel tratto Iria ‑ Libarna:
forse un errore materiale di trascrizione, forse un diverso criterio di
calcolo, che ci devono indurre ad usare quei dati con prudenza, anche se si
deve ammettere che, per altri tratti della stessa via, i conti sembrano
tornare, seppur in modo approssimativo (19).
La
legittimazione dell’identificazione Iria - Voghera nasceva anche da una
valutazione sommaria del tragitto della Postumia da Tortona a Piacenza, nella
presunzione che questa strada, nel suo. primo tratto, seguisse una linea
diretta,.corne del resto avviene anche oggi, tra Tortona e Voghera.
Penso che
questo problema specifico non sia stato ancora affrontato in modo approfondito.
Altrettanto si era verificato, in passato, per il tratto a sud di Tortona in
direzione di Libarna, ipotizzando direttrici ed attraversamenti mai esistiti
nella realtà, poi clamorosamente sconfessati dal fortuito (ma non troppo!)
ritrovamento nel greto dello Scrivia, in località di S. Bartolomeo di Cassano,
dei resti di due antichi manufatti romani, esattamente nel punto in cui la logica suggeriva
dovessero trovarsi (20).
È noto e pacifico che la Postumia attraversasse in modo longitudinale la città di Tortona, costituendone il decumanus maximus e percorrendo, nel suo primo tratto in direzione di Piacenza, l’attuale tracciato della SS. 35 dei Giovi. Ma giunta in prossimità della Cascina Cadè essa doveva volgere verso nord per raggiungere Iria (Castelnuovo) e di qui, attraverso Bagnolo, pervenire a
Voghera, ove superava lo Staffora con un ponte, di cui rimangono tutt’ora le
ultime vestigia. È soltanto dopo la distruzione di Iria che il tratto di strada Castelnuovo‑Voghera venne progressivamente abbandonato, per privilegiare la direttrice più diretta Tortona-Pontecurone-Voghera. Pontecurone, infatti, non
è che un borgo medioevale, che prende piede solo col decadere del più antico
Bagnolo, posto sulla via da Iria a Camillomago (Broni).
Nel territorio di
Bagnolo, dalla località Crocetta, citata in moltissimi atti dei cartari
medioevali tortonesi, doveva distaccarsi dalla Postumia un’importante
diramazione che, attraverso Cagnano e Casei, conduceva a Pavia.
Era la strada
percorsa ancora nel 722 dall’imperatore Liutprando coi suo seguito regale per
accompagnare le spoglie mortali di S. Agostino da Genova nel luogo della sua
definitiva sepoltura, in S. Pietro in Ciel d’Oro.
In quella
travagliata epoca non vennero certo costruite nuove vie, ma ci si affidava, per
quanto ancora percorribili, alle superstiti strade romane, che nei secoli di
mezzo, a rivelazione della loro antica importanza, presero la denominazione di Romea, Francesca, ecc. (21).
Scorrendo gli
antichi cartari tortonesi, si constata attorno a Castelnuovo (Ova, Secco,
Goide, ecc.) e nel territorio dell’antico municipium iriense la presenza di un immenso patrimonio fondiario, entrato a far parte del
latifondo medioevale, di cui poi si valsero, nei secoli successivi, re ed
imperatori longobardi e franchi per beneficiare importanti istituzioni
ecclesiastiche pavesi, con la conseguenza di determinare, in seguito,
un’evidente influenza politica pavese su molte zone sottoposte alla
giurisdizione civile e religiosa tortonese (Castelnuovo, Pontecurone, Casei,
Sale, Voghera, Alzano, ecc.). Ebbene: questo
vasto latifondo probabilmente può trovare la sua motivazione proprio nella
scomparsa della città di Iria.
Si dirà: ma dove
sono gli avanzi, le vestigia romane da giustificare la proposta
identificazione? A Castelnuovo, più che a Voghera, mai sono mancati i
ritrovamenti del passato splendore in epoca romana, sia all’interno
dell’attuale cintura urbana che fuori, soprattutto in loc. S. Damaso ed anche
molto recentemente, tanto da richiamare sul posto l’interesse della competente
Sovrintendenza alle Antichità... (22).
C’è però da considerare
che Iria non fu, rispetto ad altre città più evolute e ricche, come ad esempio
Tortona, che un modesto centro ligure, e che soltanto dopo la sistemazione
delle vie romane, che interessarono. il nostro territorio, assunse importanza e
dimensione di città (23).
Inoltre la sua
posizione in pianura la rendeva particolarmente vulnerabile, come poi avvenuto.
Diversamente,
poi, da Libarna che per la sua collocazione più elevata affiora con le sue
rovine dal terreno, il territorio di Iria ha subito nel corso dei secoli la
ripetuta, disastrosa alluvione sia dello Scrivia, che del Grue e della Calvenza,
per cui i suoi resti giacciono oggi sepolti a molta profondità nel terreno.
Chissà che
un giorno, non molto lontano, rilievi aerofotogrammetrici e sondaggi, permessi
dalle moderne tecniche di rilevamento, non possano permettere di portare alla
luce quanto si trova ancora nascosto alla nostra vista, ma che la ragione (o la
fantasia?) già intravvedono...
(2) Altri vorrebbero far derivare Voghera da vicus ad Iriam flumen, ma ciò presuppone l’identificazione, che
dimostreremo più oltre come non vera, della Staffora col fiume Iria.
(3) G.A. Bottazzi, Op. cit.,
p. 150.
(4) G. Manfredi, Storia di Voghera,
Voghera, 1908, pp. 57-58.
(5) G.A. Bottazzi, op. cit., p.
152.
(6) L.A. Muratori, RR.II.SS., tomo
5 ed Annali d’Italia, a. 1177. Tra le fonti locali, v. G. Carnevale, Notizie dell’antico e moderno tortonese,
Voghera, 1845, p, 89.
(7) Per la derivazione etimologica di Scrivia da Iria, v. C. Goggi, Toponomastica ligure‑latino-germanica della
diocesi di Tortona, in “Julia Dertona”, fasc. 19-22 (1960), p. 31.
(8) Sul truce episodio, rimando a F. Gabotto, Storia dell’Italia occidentale nel M. Evo, Pinerolo, 1911, vol. 1,
p. 264.
(9) G. Manfredi, Op. cit.,
pp. 58-60.
(10) G. Monaco, Forma Italiae.
Regio IX, Liguria, vol.I, Roma, 1936, col. 120.
(11) L. Schiaparelli, I diplomi
di BerengarioI, Roma, 1903, doc. XCV.
(12) I risultati delle interessantissime ad inedite ricerche sono
pubblicati in: G.C. Cortemiglia e J. Thommeret,
Ritrovamento di un livello terrazzato olocenico nel pleistocene (fluviale
recente) della sponda destra del torrente Scrivia, estr. da Rend. Soc.
Geol. It. I (1978), 9, II; e degli stessi AA.: Datazione assoluta di un terrazzo olocenico appartenente ai depositi
alluvionali del torrente Scrivia, in Atti Soc. Tosc. di Sc. Natur., serie
A, vol. LXXX VII (1980), pp. 163-169 ‑ vedi inoltre: G.C. Cortemiglia, Segnalazione di crioturbazioni nei depositi costituenti il terrazzo fluviale
recente a Tortona, in Geogr. Fis. Dinam. Quat. 4 (1981) pp. 75-86 e A. Biancotti e G.C. Cortemiglia, Morphogenic evolution of the river system of
southern Piedinont in Geog. Fis. Dinam. Quat., 5 (1982), pp. 10-13.
Secondo questi studi è da ben 4380 ± 70 anni, e cioè dall’inizio dell’Olocene,
che il torrente Scrivia è migrato con l’asta principale nell’attuale sede,
provenendo da W (e non da E!), incidendovi il suo nuovo corso sino allo sbocco
nel Po.
(13) M. Bertetti, Cenni storici
su Castelnuovo Scrivia, Tortona, 1885, p. 76.
(14) A. Tallone, Le carte dell’Archivio
comunale di Voghera, Pinerolo, 1918, doc. I.
Ho già contestato la tesi di chi vorrebbe identificare nel castellum... novum Novi invece che
Castelnuovo nella mia opera: Splendore e
tramonto del potere temporale dei Vescovi di Tortona, che si conserva
dattiloscritta presso la Biblioteca Civica di Tortona.
(15) F. Gabotto, Op. cit.,
vol. I, p. 350.
I Borgognoni avevano invaso la Liguria in forza di una lega coi
Bizantini, per soccorrere Odoacre in lotta con Teodorico.
(16) A questo proposito è da segnalare
l’acuta osservazione. avanzata a proposito dell’esistenza in Voghera di un
antico “Capitolo” da F. Gabotto: I Municipi
dell’Italia occidentale alla morte di Teodosio, Pinerolo, 1907, p. 265.
(17) Il miglio romano corrispondeva a circa m 1482 attuali.
(18) G. Corradi, Le vie romane
nell’Italia occidentale, Torino, 1939,
p. 43.
(19) E. Merloni: Julia Derthona
(Tortona). Tesi di laurea presso l’Università degli studi, Genova, fac.
Lettere e Filosofia, anno acc. 1970-71.
(20) Sull’importante scoperta,
vedi S. Finocchi, I due ponti romani di
Cassano, in “Il Cassanese”, 1978, fasc. 2 ed il mio articolo:
L’ottocentesco ponte pensile a S. Bartolomeo
di Cassano, in “La Provincia di Alessandria”, 1981, n. 6.
(21) Vedi, ad esempio, V. Legè - F. Gabotto, Documenti degli archivi tortonesi,relativi alla storia di Voghera, Pinerolo, 1908, doc. X, che ricorda la
fondazione, proprio a Bagnolo, di un Ospedale
inter duas stratas: a meridie terdonense, ab occidente francesca; ed
i docc. LXX e CLXXIX p. 243. La presenza di queste antiche strade era già stata
segnalata da C. Goggi: Per la storia
della diocesi di Tortona, Tortona, 1963, pp. 104-105.
(22) A. Brunetti,
Castrinovi Statuta, Castelnuovo, 1984,
pp. 7-9, il quale, per quanto a mia conoscenza, per primo accennò, senza troppa
convinzione, all’ipotesi affascinante, ma non dimostrabile, dell’identificazione
di Caslelnuovo con Iria.
(23) G. Corradi, Op. cit., p.
43.