Articoli
MONSIEUR DE LA PALICE
alla battaglia di PaviaA Pavia si parla mal volentieri delle cause e delle memorie della grande battaglia del 24 febbraio 1525, che interruppe le glorie della Francia e gettò gran parte dell’Italia settentrionale nelle braccia dell’impero asburgico (l’imperatore di Spagna, Carlo V, apparteneva alla famiglia degli Asburgo), ma soprattutto sotto le grinfie della nobiltà spagnola, fatta d’allevatori di bestiame e d’avventurieri, e sotto il controllo d’un conformismo che tendeva ad allontanare e distruggere ogni “diverso”: i protestanti, gli ebrei, gli stranieri (esclusi gli spagnoli), gli studenti che un tempo frequentavano la prestigiosa Università…
I re di Francia erano venuti a rivendicare la legittima eredità del Ducato di Milano, in nome di Valentina Visconti (1371 [1] -1408), figlia del primo matrimonio di Gian Galeazzo con Isabella di Valois e perciò nipote del re di Francia Giovanni II “il Buono”.
Valentina visse alla corte di Francia dopo il 1389, per il suo matrimonio col cugino Luigi d’Orléans, Duca di Turenna e figlio secondogenito del re di Francia Carlo V, detto “il Saggio”.
Jacques II de Chabannes, signore di la Palice, Maresciallo di Francia, morì a 55 anni presso Mirabello, nel corso della grande battaglia del 1525, e divenne perennemente celebre per una canzoncina, cantata dai suoi soldati, che faceva: “Monsieur de la Palice è morto, è morto presso Pavia… un quarto d’ora prima della sua morte era ancora in vita…”
In realtà, Jacques de la Palice non morì combattendo, ma fu assassinato a sangue freddo dopo che si era arreso al nemico.
Come molti altri nobili francesi, il signore di La Palice fu atterrato dagli archibugieri nemici mentre caricava a cavallo. Impacciato dalla pesante armatura, non riusciva a difendersi dai lanzichenecchi. Dopo aver combattuto con coraggio, fu fatto prigioniero da un capitano italiano, di nome Castaldi.
(Cfr.: P. VERRI, Storia di Milano, tomo II, 1798; cfr. anche: James BACON, Life and Times of Francis the first, King of France, 1830; William H. AINSWORTH, The Constable de Bourbon, 1866).
Poi, per fare rima con "Pavie", la frase fu ridotta: "Il était encore en vie".
La vedova di La Palice, Marie de Melun, fece costruire una magnifica tomba per il marito nella cappella del castello di La Palice. Le sculture erano opera probabilmente della bottega dei Giusti, gli artisti fiorentini che avevano lavorato alla tomba di Luigi XII. La tomba fu saccheggiata nel periodo della Rivoluzione francese.
Tutte le lingue del mondo neolatino hanno eternato il nome dell'anziano Maresciallo di Francia, con l’uso del termine “lapalissiano”, sinonimo di “ovvio”. Forse fu uno scioglilingua di soldati, forse un modo del tutto inatteso – per un fedele guerriero – di passare alla storia.
Il cerchio rosso indica con ogni probabilità il luogo dell'ultima disastrosa carica della cavalleria di Francesco I, presso un bosco e il corso della Vernavola, nei dintorni della cascina che ancora oggi si chiama Bosco.
Il tracciato segnato in rosso è quello dell'antico muro che delimitava il Parco Vecchio di Pavia.
Morto è il Signor di la Palisse,
è morto davanti a Pavia.
Un quarto d'ora prima di morire
era in vita tuttavia.
[1]Per la maggior parte degli Autori, la data di nascita di Valentina è ignota. Alcuni propongono il 1366. Abbiamo ritenuto maggiormente valida e credibile l’ipotesi di Maria Grazia Tolfo, che fa nascere i quattro figli della coppia Gian Galeazzo e Isabella nelle seguenti date: Gian Galeazzo II, il 4 marzo 1366; Azzone, nel 1368; Valentina, nella primavera del 1371; Carlo, l’11 settembre 1372 (durante questo parto Isabella di Valois morì, all’età di soli 23 anni). Cfr.: M.G. TOLFO, Alleanze matrimoniali viscontee, in Galleria di ritratti al femminile, “Storia di Milano”, Comune di Milano, 1998 (ID., Storia di Milano, pagina web).