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COSTRUIRE CON LA TERRA, COL LEGNO E COL SOLE
Vi ricordate dei tre porcellini? Uno costruì la sua casa di paglia, l'altro di legno e il terzo di mattoni. Solo il terzo si salvò dagli assalti del lupo.
In una versione mantovana, riportata da Italo Calvino, tre sorelle costruivano le proprie case di stuoie, di legno e di ferro (I. CALVINO, Fiabe italiane, Einaudi, Torino, 1956).
Regolarmente, solo la casa di mattoni e quella di ferro resistevano al lupo. Nel sentire comune, la casa ha sempre dovuto soddisfare bisogni di solidità e di protezione. Materiali solidi per eccellenza erano la pietra e i mattoni, legati con malta di calce e sabbia (la casa di ferro è una chiara iperbole).
Vi è chi vuole vedere in questa aspirazione alla casa-fortezza un sintomo del modo di pensare europeo, teso al dominio dell'uomo sulla natura, contrapposto ad altre culture che con la natura "convivono alla pari". Certo è che tutta la storia della casa dell'uomo fluttua fra questi due poli: il dominio sulla natura e l'immersione in essa.
I materiali
Nelle prime costruzioni fatte interamente di legno, a un piano solo, non si distinguevano i muri dal tetto. Dopo averne bruciato le estremità per impedirne la putrefazione, si piantavano in terra dei pali o tronchi d'albero che andavano a congiungersi alla sommità della casa, in un'unica ogiva acuta o in una sezione a forma di triangolo isoscele. I muri erano quindi inclinati e si collegavano al tetto, senza soluzione di continuità; potremmo anche dire che "il tetto arrivava sino a terra". Questo tipo di costruzione si chiama "ad alveare" ed è ancora in uso presso certi popoli "primitivi", ma si ritrovava, ad esempio, anche nelle capanne medievali inglesi. Dove c'era molta pietra e poco legno, gli uomini fecero mucchi di pietre e poi scavarono dentro; questi ricoveri col tempo si perfezionarono nelle tipologie "a trullo" o false cupole, diffuse qua e là in quasi tutto il mondo.
Il legno è un materiale "caldo", vivo, che respira e si ammala, come un uomo o un animale. La costruzione in legno è percepita come umana (antropomorfa). La casa di legno si costruisce facilmente, non richiede grandi imprese o manodopera particolare, non fa nascere le "corporazioni dei muratori" né le imprese specialistiche, anzi porta al "fai-da-te" della scatola di montaggio, della dacia dell'Europa orientale e del balloon framing. Le case rurali americane hanno ereditato dall'epoca dei pionieri una grande tradizione di carpenteria. Con la diffusione dei chiodi metallici, verso il 1830, si sviluppò il balloonframing, una specie di costruzione "fai-da-te" basata sul montaggio di strutture inchiodate, fatte con travetti di legno di 5 x 10 cm. Chiunque può così farsi una casa in legno, solida e in breve tempo.
Gran parte delle costruzioni rurali d'Europa erano invece fatte di terra cruda e ricoperte con tetti in paglia; il mattone cotto era per i ricchi. Ancor oggi, se mettiamo mano a una vecchia cascina, troviamo molti mattoni crudi, o cotti in maniera irregolare. I tetti di paglia furono proibiti nelle città medievali per evitare gli incendi (a Londra nel 1189, a Lubecca nel 1276), ma nelle campagne si mantiene l'usanza sino ai giorni nostri. per la sua altissima inerzia termica, la paglia protegge la casa sia dal caldo che dal freddo come nessun altro materiale, ma nella società industriale è diventata un materiale molto costoso, per l'alta quantità di manodopera specializzata che essa richiede, sia in fase di costruzione che per le regolari manutenzioni (Cfr.: R. RAJA, Bioclimatica - I materiali della tradizione: La lezione del passato, "Costruire", 1990).
Quando le tecnologie costruttive erano un "segreto", un'arte degna di essere conosciuta soltanto da iniziati, tutti i vari tipi di muratura, i diversi tipi di malta, avevano il proprio nome. L'edificio era un organismo, quando era ben fatto tutte le sue parti si reggevano reciprocamente. La distribuzione dei carichi doveva essere studiata bene in una struttura in pietra, in mattoni o in terra cruda, in modo non soltanto da mantenere in piedi l'edificio, ma anche da farlo durare nel tempo ed evitare lesioni.
Strutture orizzontali
Il problema principale, nel costruire una casa, è quello di coprirla. Le strutture orizzontali sono sempre state le più delicate e le più dispendiose, soprattutto quando sia necessario disporre di un edificio a più piani.
La separazione tra tetto e pareti e la costruzione a più piani comportarono la necessità di strutture orizzontali, capaci di sopportare il peso delle persone. L'uso del legno per pavimenti e solai era un'abitudine generale e fu da sempre il modo più semplice per costruire case a diversi piani, ovunque esso fosse disponibile, sotto quasi tutte le latitudini. In alcune regioni, a copertura vegetale scarsa e quasi nulla, ciò provocò la necessità di stanze molto piccole, che potessero essere coperte con piccole travi contorte: era questo il caso dell'architettura swahili della costa orientale dell'Africa, che utilizzava i burti o "legni di mare", portati a riva dalle onde.
Nell'Europa medievale il rischio di incendi, ma soprattutto la scarsità di legname di grandi dimensioni, necessario per costruire le navi, spinse i costruttori a coprire i grandi edifici con volte di pietra o di mattoni. L'arco e la volta sono le strutture migliori per costruzioni fatte solo di mattoni. Esse richiedono una sapiente distribuzione dei pesi e degli sforzi nella costruzione, sino alle fondamenta. L'arte della terracotta ha prodotto anche quegli splendidi elementi per coprire i tetti che sono le tegole.
L'epoca del cambiamento
Le tradizioni, ben radicate e a lungo conservate in una società in lento cambiamento, furono messe in crisi nell'Europa del sec. XVIII prima dalla "rivoluzione agraria" e poi dalla "rivoluzione industriale". Nuove tecniche di lavorazione e sistemazione del suolo, di concimazione, di irrigazione, sostituirono le antiche pratiche agricole. Si trasformò piuttosto rapidamente e violentemente anche il ciclo di concezione e di produzione dell'ambiente costruito.
Soprattutto la diffusione del calcestruzzo armato ha modificato in modo profondo queste tradizioni e questi modi di sentire. Da noi, così come in un qualsiasi altro paese, sviluppato o "in via di sviluppo", la gran maggioranza dei costruttori è convinta che il modo migliore di costruire sia quello di impastare del cemento con acqua e ghiaia e realizzare così pilastri e travi. è indubbio che i ritrovati moderni abbiano condotto a un livello migliore di solidità e di durata la gran massa degli edifici ordinari: basta un ferro, una "putrella" in più, per allargare porte e finestre e per evitare le crepe in un muro; basta - si dice... - una bella crosta di cemento per coprirne le irregolarità e i difetti; basta una "correa" armata per distribuire l'irregolarità degli sforzi in una costruzione.
Nella maggior parte delle nuove edificazioni, il rapporto con l'ambiente naturale è oggi dato dalla prescrizione di "piantumare x di piante d'alto fusto, come dall'art. y del Regolamento edilizio". è stato via via l'aumento della popolazione a costringere l'uomo ad addensarsi e a perdere un contatto intenso con l'ambiente (a favore di un contatto più forte con la comunità dei propri simili).
Oggi la gente comune è convinta che "senza il cemento la malta non abbia coesione". Purtroppo, la stessa convinzione è condivisa anche dagli esponenti di molte "imprese" di costruzione. Provate a chiedere a un piccolo impresario, scelto a caso: "voglio una malta senza cemento" e la risposta sarà probabilmente: "e come tiene insieme?".
è stato come l'invenzione degli antibiotici: quante malattie debellate sul nascere, ma quanti rimedi tradizionali, più semplici, andati perduti, e - soprattutto - quali abusi inutili vengono fatti dei nuovi farmaci... pardon, dei nuovi materiali, per tornare al nostro argomento. I risultati degli abusi? Si trattasse solo di una questione di stile o di gusto, potremmo pensare "pazienza...".
Costruire ed abitare col sole
Negli anni Settanta e Ottanta, il ricorrere delle crisi energetiche ha fatto più volte tornare d'attualità le tematiche connesse al risparmio energetico nell'abitazione. Tematiche di origine economica, ma non strettamente né banalmente "economiciste", perché i nuovi modi di progettare e di costruire che sono scaturiti dalla "bioarchitettura" hanno contribuito alla formazione di nuove impostazioni, più attente e rispettose del delicato equilibrio uomo-natura, soprattutto nei paesi del Centro Europa.
Dopo le crisi energetiche, che si sono susseguite dalla metà degli anni Settanta, le nuove norme legislative ci hanno abituati a dispersioni di calore più ridotte nel riscaldamento degli edifici, grazie soprattutto a migliori isolamenti termici. Rimane invece poco esplorato, qui da noi, il campo dell'architettura bioclimatica. La "casa solare" è ritenuta da molti un lusso, o piuttosto una stranezza adatta per altri climi.
Che cos'è una casa bioclimatica? E' una costruzione nella quale lo sfruttamento dell'energia solare, grazie a sistemi chiamati "passivi", integra i modi di riscaldamento convenzionali e aiuta a ridurre i consumi. Schematicamente possiamo immaginarla come una casa dotata di buona esposizione verso il sud, in modo da profittare al massimo dei raggi solari, e con poche aperture verso il nord, direzione in cui la dispersione termica è maggiore. Serre e pannelli solari accumulano calore, quando sono esposti alla luce del sole, e immettono nella casa aria preriscaldata . L'obiezione più comune che si fa a questo tipo di architettura è che "qui da noi c'è poco sole, durante l'inverno". Un'osservazione da riconsiderare, se si pensa che le case solari sono piuttosto diffuse in climi più rigidi del nostro, nel centro e nel nord Europa. è vero che i lunghi periodi di nebbia riducono l'insolazione diretta, tuttavia il calcolo del beneficio possibile e la valutazione dell'opportunità di costruire una casa solare devono essere fatti da un tecnico esperto, sulla base di dati obiettivi.
"Costruire col sole" costa poco di più e rende molto, in benefici per la climatizzazione dell'ambiente, perché oltre a ridurre i consumi del riscaldamento invernale gli stessi sistemi passivi possono aiutare a ventilare la casa durante l'estate (fatto estremamente importante nel clima padano, umido e scarsamente ventilato).
Il condizionamento climatico passivo è ottenuto tramite un buon isolamento, una buona esposizione ai raggi solari e due elementi che sfruttano l'energia del sole: serre e "camini solari", che d'inverno contribuiscono a immettere nella casa un'aria a temperatura superiore a quella esterna. Il camino solare è un pannello posto sulla facciata della casa, studiato in modo da assorbire forti quantità d'energia radiante.
Durante l'inverno esso riscalda l'aria, che viene poi incanalata nei soffitti e inviata alle stanze poste a nord, che non fruiscono dell'illuminazione solare diretta. Durante l'estate, invece, il camino solare aspira l'aria calda e viziata dai locali della casa e la espelle verso l'esterno. Così esso crea un "effetto camino" di aspirazione e contribuisce alla ventilazione all'interno dell'appartamento, anche quando l'aria esterna è priva di vento. Il progetto di una casa solare può presentare anche soluzioni molto "dolci", in un campo che ha conosciuto progetti arditi, tanto dal punto di vista dell'architettura che dal punto di vista provocatorio delle soluzioni "fai-da-te". Per richiamare un solo esempio, citiamo il progetto di O. M. Ungers, premiato in un ormai celebre concorso indetto nel 1984 in Germania, a Landstuhl. L'abitazione progettata da Ungers si compone di tre case sovrapposte: quella interna, invernale, coi muri di pietra, racchiusa da una seconda casa di vetro, come una serra, e la "casa verde" che circonda il tutto. Sia orizzontalmente sia verticalmente, gli spazi di questo progetto si espandono e si contraggono, secondo le stagioni. D'inverno la serra accumula aria calda, che viene poi convogliata nell'intercapedine sotto il pavimento di pietra. Si crea così un guscio, una specie di cappotto d'aria che si stende senza soluzioni di continuità tutt'intorno alla casa invernale. Un ulteriore elemento per l'equilibrio termico è la piscina, riscaldata da collettori solari. L'insieme ha forma compatta, per ridurre al minimo le dispersioni di calore.
L'uso dei semplici pannelli solari per il riscaldamento dell'acqua domestica si è rivelato positivo, per chi li abbia installati. "Costruire col sole" permette però di realizzare molto di più che non il semplice riscaldamento dell'acqua, ottenuto con i pannelli più comunemente diffusi. Oltre ai sistemi passivi, è possibile l'uso "attivo" dell'energia solare, tramite l'installazione di pannelli fotovoltaici, produttori di energia elettrica. Si può così disporre di una sorgente di energia accessoria per pompe d'acqua, piccoli frigoriferi, oppure per predisporre l'illuminazione della zona notte della casa con corrente continua, in modo da evitare i campi elettromagnetici oscillanti intorno alle zone di riposo (fatto molto apprezzato da chi - progettista o semplice cultore di bioarchitettura - si interessa all'architettura "dolce" e agli equilibri uomo-natura). Le possibilità offerte dal sole, anche in un clima nebbioso, sono molte. Il primo passo è quello di valutare con attenzione il risparmio che l'energia solare può offrire, in base alle singole situazioni d'impiego, ma anche di considerare una "qualità di vita" diversa da quella convenzionale.
L'interesse per le case solari è nato dalla convinzione che l'uso di fonti di energia care ed esauribili potesse essere integrato in quantità importanti, se non completamente sostituito, da energie pulite e rinnovabili (il sole, il vento), con utile convenienza, grazie ai livelli tecnologici offerti dallo sviluppo. Il risparmio nei consumi energetici è naturalmente tanto più interessante, per il privato e per la comunità, quanto più aumenta il costo dei combustibili o, comunque, la difficoltà del loro approvvigionamento.
Le case solari sono ormai una realtà concreta, direttamente confrontabile per costi, benefici, problemi costruttivi, gestione e ordinaria manutenzione con l'edilizia corrente, e non semplici chimere da sognare. è prevedibile che le stesse leggi del mercato possano farne apprezzare la convenienza e che i regolamenti urbanistici finiscano per favorire anche da noi un'esposizione migliore degli edifici con le facciate principali verso il sole, anziché, come accade spesso, in una maniera caotica, dettata solo dai vecchi confini delle lottizzazioni agricole o dalla fantasia di qualche improvvisato urbanista giocherellone.