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KIMPA VITA, LA PROFETESSA DEL KONGO
Kimpa Vita (il cui nome è stato tramandato anche come Cimpa Vita o Kimpa M'Vita, e in forma lunga: Dona Beatriz Kimpa Vita Nsimba) nacque tra il 1684 e il 1686 a Mbanza Kongo (Nord-Ovest dell'Angola). Era originaria dei Monti Kibangu, una regione con cinque fiumi.
Ella fa parte delle rare personalità africane di quel tempo su cui esistono fonti scritte attendibili : giornali, rapporti e lettere di quattro missionari cappuccini operanti nella regione (Luca da Caltanissetta, Marcellino d'Atri, Bernardo da Gallo e Lorenzo da Lucca).
Nata in una famiglia della nobiltà Kongo, Kimpa Vita fu battezzata nella religione cattolica. Elra un periodo in cui la guerra civile lacerava il regno del Kongo, indebolito da un’interminabile guerra con i portoghesi e altri popoli confinanti.
Sin da giovane, ella fu riconosciuta come Nganga Marinda, intermediaria tra il mondo degli uomini e quello degli spiriti, e fu iniziata in seno alla società segreta detta Kimpasi, che cercava di liberare la gente dalle forze del male tramite cerimonie d’esorcismo chiamate Mbumba Kindonga. Kimpa Vita subì l’influenza delle profezie d'Appolonia Mafuta "Fumaria", che annunciava un prossimo castigo divino e si portava appresso una pietra che diceva essere la testa di Cristo, deformata dalla malvagità umana.
Nel 1704, quando Kimpa Vita aveva vent’anni, il regno Kongo era occupato dei portoghesi.
Nell’agosto di quell’anno, la giovane donna ricevette una visione. Ebbe la visione di un uomo che le diceva : "Sono Sant’Antonio, Dio mi ha incaricato d’insegnare al popolo Kongo. Ho tentato a lungo di aiutare questo popolo, andando da una provincia all’altra. Sono stato dapprima a Nzeto, ma non mi hanno ben ricevuto. Poi sono andato a Soyo, dove volevano malmenarmi. Sono fuggito per recarmi a Bula e mi è capitata la stessa cosa. Ora provo qui a Kibangu e ti ho scelta come mia inviata". Sant’Antonio prese così possesso del corpo di Kimpa Vita.
Secondo la tradizione Kongo, il corso d’un fiume è un luogo sacro e costituisce il confine tra la vita terrena e il mondo invisibile (così come la foresta e le cascate).
Kimpa Vita era una Nganga Marinda, ossia una sacerdotessa tradizionale, iniziata sin dalla prima infanzia alla società segreta "Kimpasi". In seguito però se n’era allontanata. La società Kimpasi aaveva la missione di liberare la gente dalle foze del male tramite esorcismi chiamati "Mbumba Kindonga". Per i missionari, la società Kimpasi era una setta segreta dedita alla stregoneria e maggior parte dei loro templi, nella foresta, era stata distrutta dai cappuccini.
Per i membri della società Kimpasi, invece, erano i cappuccini ad essere degli stregoni.
Kimpa Vita annunciò alla sua famiglia che Sant’Antonio l’aveva posseduta e raccontò loro la propria visione. Disse loro che Dio le aveva affidato la missione di predicare la vera religione ai Ne-Kongo.
Cominciò a predicare sul monte Kibangu, la montagna sacra, e poi osò presentarsi di persona al palazzo reale per chiedere al re Pedro IV d’unirsi a lei per pregare il "vero Gesù", la qual cosa avrebbe salvato e ripristinato il regno, indebolito dalle guerre.
Il missionario portoghese Bernardo da Gallo documentò la visita di Kimpa Vita al palazzo, affermando che al passaggio della giovane gli alberi piegati o contorti si raddrizzavano e che le porte del palazzo si aprirono da sole, come spinte da mani invisibili.
Kimpa Vita diceva: "Nel Kongo, anche noi abbiamo i nostri santi. I bianchi si sono creati un Dio bianco a loro immagine e comodo, ma un nuovo regno sta per nascere e occorrerà ricostruire la città e innalzare le case" e annunciava che Dio avrebbe punito gli abitanti del regno se non si fossero uniti, sotto l’unica capitale di São Salvador.
I suoi fedeli facevano a gara a raccogliere le briciole che cadevano dalle mani della Profetessa, a leccare ogni goccia d’acqua che le cadeva quando beveva. Con un semplice tocco, si dice che rendesse fertili le donne sterili. Durante le sue cerimonie di preghiera, le persone entravano in transe, chiamate Kimpeve in lingua kikongo.
Kimpa Vita era decisa a restaurare il regno del Kongo e il suo messaggio, da lei definito "M'lolo", era un appello a riunirsi per la rinascita del regno ed era sempre circondata da una gran folla. Il Padre Bernardo da Gallo arrivò a contare 80.000 conversioni fatte da lei. Anche Dona Maria Hipolyta, moglie del re Pedro IV, si convertì alla nuova religione del Bundu Dia Mama Kimpa Vita. Con lei, anche il generale Pedro Constantinho da Silva e molti altri, che si stabilirono con lei a São Salvador, nelle rovine della vecchia cattedrale (Pedro IV si era impadronito di São Salvador nel 1696, ma in seguito l’aveva abbandonata, perché temeva attacchi da parte di un re vicino).
Secondo Kimpa Vita, il Kongo sarebbe stato la Terra Santa, i Padri della Chiesa in realtà sarebbero stati africani e Sant’Antonio è il più importante di tutti i santi, il patrono degli umili e degli indifesi. Secondo lei, la storia della Chiesa è in realtà una storia africana, iniziata nel Kongo. Gesù Cristo sarebbe nato a Mbanza Kongo. Quando il catechismo parla di Betlemme, si tratterebbe in realtà di Mbanza Kongo. Si dice che Gesù sia stato battezzato a Nazareth, ma in realtà il battesimo avvenne al Nord della provincia di Nsundi, e Maria era una schiava di Njimba Mpanghi, quando partorì il divino bambino Gesù Cristo. Gesù, gli apostoli e gli altri personaggi biblici sarebbero stati neri, per lo più Nekongo (il vero popolo eletto).
Secondo lei, l’uomo bianco era stato generato da una pietra, detta "Fuma" in kikongo, e gli uomini neri nascevano invece da un albero chiamato "Munsanda". L'albero e la foresta sono simboli del mondo invisibile, e gli spiriti degli antenati (Nsimbi) vivono nei laghi e negli oceani.
La corteccia dell’albero Munsanda era la materia con cui fu avvolto Gesù alla nascita e chiunque si vestisse con essa riceverebbe la benedizione di Nzambi a Mpungu. Così, tutti i discepoli di Kimpa Vita si vestivano con abiti fatti dalla corteccia di Munsanda. Sempre secondo Kimpa Vita, l’albero chiamato Takula, la cui corteccia produce un succo rosso, è il sangue di Gesù e può trasformare la vita degli uomini.
Mama Kimpa M'Vita predicò a Lemba , Mbanza Kongo (São Salvador), Mulumbi, Evululu, Mbuli, Nsuka, Malemba (regno di Ngoyo, un vassallo del regno Kongo). I suoi discepoli predicarono a Luvota (provincia di Mbamba), a Mbanza Soyo, a Nzeto , Nsukulu, Matari Nzolo e Nkusu Nzonzo.
Kimpa Vita adattò alcune preghiere cattoliche, in particolare l'Ave Maria e il Salve Regina, che trasformò in "Salve Antoniana".
Il suo movimento è chiamato antoniano o antonianista, perché per Kimpa Vita e i suoi seguaci l'ultimo vero re del Kongo era Antonio I, che era stato ucciso nella battaglia d'Ambuila (1665) e decapitato dai portoghesi. Antonio I (Nvita Nkanga in kikongo) doveva essere considerato come un "Messia", e Kimpa Vita si diceva posseduta dal suo spirito. I suoi fedeli affermavano che ella moriva ogni venerdì per risuscitare la domenica, dopo aver trascorso due giorni in compagnia di Dio.
I suoi missionari si occuparono di diffondere la sua dottrine nelle varie regioni del regno, con la rivendicazione che i portoghesi le restituissero la corona e lo scettro d’Antonio I, che dovevano essere trasmessi al figlio ancora vivo, D. Francisco de Menezes Nkanka a Makaya.
Kimpa Vita riconosceva l’autorità del papa ma era ostile ai missionari cattolici. La giovane donna considerava i frati cappuccini come degli stregoni e li chiamava "Ndokis" , "Nkadi a Mpembe". Essi cercarono il modo di eliminarla.
Pedro IV, inquieto per il successo crescente del movimento antonianista, che lo accusava di essere un falso re, finì per fare arrestare la donna nel 1706, dopo un processo per stregoneria ed eresia, davanti a un tribunale civile. Il consiglio reale, sotto la presidenza di Dom Bernardo, il Vuki a Nkanu (grande giudice), assistito dal segretario reale Miguel del Castro, pronunciò la sentenza di morte contro Kimpa Vita per eresia, crimini di natura religiosa e menzogne, dopo un processo organizzato dai cappuccini Bernardo da Gallo e Lorenzo da Lucca.
Dopo aver confessato i propri peccati, Kimpa Vita fu bruciata sul rogo il 2 luglio 1706, a soli 22 anni, nella città d’Evolulu, presso Mbanza Kongo, con il suo compagno e "angelo custode" João Barro. Si dice che un altro miracolo si producesse: dove fu messa sul rogo, si vide apparire una grande stella.Il loro figlio neonato fu salvato, grazia all’intercessione presso il re del padre confessore Lorenzo da Lucca. Fu battezzato col nome di Jeronimo, contro il desiderio della madre che voleva chiamarlo Antonio.
Circolava la voce che Kimpa Vita dovesse reincarnarsi da qualche parte, nel Kongo, e qualche giorno dopo l’esecuzione ci fu chi disse d’averla vista viva nella regione di Mbanza Kongo.
Nonostante la sconfitta subita dai suoi discepoli negli anni seguenti, il movimento antonianista sopravvisse, combattuto dai missionari cattolici nei secoli XVIII e XIX. I messianismi congolesi del sec. XX (Matsuanismo, Kimbanghismo), tuttora vivi, ftraggono origine dalla predicazione di Kimpa Vita, che talvolta è definita la "Giovanna d'Arco congolese".
La storia di Kimpa Vita è nota per trasmissione orale da parte delle varie chiese che sono nate dal suo movimento e durano ancor oggi : quelle di Simon Kibangu, Dianguenda Kuntima, Simon Mpadi, Simao Tokaio, che rivendicano tutte la restaurazione dell’antico regno del Kongo.
L’influenza della predicazione di Mama Kimpa Vita fu molto importante, dopo la sua morte. Molti prigionieri catturati nel regno del Kongo e venduti come schiavi erano seguaci del Bundu Dia Mama Kimpa Vita. Gli schiavi erano venduti nei porti di Kabinda o di Soyo, dove la tratta era controllata da inglesi e olandesi. Per gli schiavi del Kongo i viaggi per nave erano un avvenimento denso di mistero, poiché nella loro cosmogonia l’acqua è il luogo in cui si trovano gli antenati e i morti. Essi pensavano perciò che i bianchi li portassero nel mondo dei morti (e d’altra parte, per loro, il bianco è il colore della morte).
Secondo la testimonianza del padre Lorenzo da Lucca, che viaggiò sulla nave "Nossa Senora do Cabo" che portava schiavi a Salvador de Bahia (Brasile) il 10 agosto 1709 , molti schiavi indossavano medagliette di Sant’Antonio (dunque i primi schiavi arrivati in Brasile erano kongolesi).
I Kongolesi furono venduti come schiavi anche in Surinam, Jamaica , alle Barbados, a Antigua e in Virginia (USA) a Port York. Si sa che i Kongolesi lavoravano nelle piantagioni di caffé a Haiti , in South Carolina (USA) e in seguito a New Orleans (Luisiana-USA) e portarono con sé usi, costumi e religione (quella di Kimpa Vita, per la gran maggioranza).