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CITTA’ RUPESTRE INDIANA IN PERICOLO
Un leone scolpito sta a guardia d’un ingresso alle grotte di Elephanta.
Elroy Serrao, Wikimedia Commons.
La città rupestre di Elephanta, patrimonio dell’umanità, affronta un futuro incerto a causa degli agenti ambientali e dell’azione dell’uomo e rischia di andare incontro a una morte lenta.
Le grotte si trovano circa 7 km all’interno dell’isola di Elephanta, originariamente chiamata Gharapuri o città delle grotte. Il complesso monumentale risale a un periodo tra il IV e il IX secolo d.C. L’isola si trova circa 11 km a nord-est di Apollo Bunder a Mumbai, in India. Scolpite nella viva roccia, le grotte di Elephanta contengono alcune delle più imponenti statue di Shiva, nelle sue varie forme e avatar. Il signore Shiva è una delle principali divinità degli indù ed è considerato il più potente Dio nell’Induismo.
La visita a questo antico monumento è, per molti, una vera Odissea. Tranne durante i monsoni, i traghetti partono dal Gateway of India intorno alle 9 del mattino, e migliaia di turisti vengono a Mumbai proprio per visitare il sito storico.
Le sculture in queste grotte sono considerate rappresentative di antiche forme d’arte – soprattutto l’Impero Chalukya e il Regno di Gupta. I tre templi si allungano da Stupa Hill a Canon Hill, ma il tempio in centro è il principale e il più grande di tutti. È dedicato al Dio Shiva (il distruttore nella Trinità indù) e mostra Shiva in tutte le sue forme diverse. Massicci pilastri a lato della piazza sostengono un soffitto che si crede fosse originariamente dipinto. Di fronte all’ingresso, a dominare la parete, c’è un gruppo scultoreo che raffigura Sadashiva, le tre facce o incarnazioni di Shiva. Ci sono diverse rappresentazioni di Shiva,– come Nataraj, che esegue la danza cosmica di distruzione; come Yogeshwar, Signore di yoga; come Ardhanareeshwara – metà uomo e metà donna e – nella sua forma più romantica – come Kalyanasundara, lo sposo nel suo matrimonio con Parvati. Il complesso di tutte le sculture, tra cui quelle di otto dwarapalas (guardie del cancello) che circondano il sancta sanctorum con il suo shivlinga, ha fatto riconoscere alle grotte lo status di patrimonio dell’umanità.
Mappa dei siti rupestri sull’isola di Elephanta.
Daarznieks, Wikimedia Commons.
Sia in passato sia oggi, però, le grotte devono affrontare elementi che possono minacciare la loro stessa esistenza.
Nel 1534 Elephanta, insieme con le isole che dovevano in seguito costituire Bombay, finì sotto il controllo portoghese. Già allora alcune sezioni delle grotte erano in rovina, danneggiate dal tempo e dalle forze della natura. Sembra che la pratica dei soldati di usarle come bersaglio ai loro colpi potrebbe aver danneggiato alcune sculture. Più tardi, i Maratha occuparono l’isola nel XVII secolo. Nel 1774, gli inglesi assunsero il controllo dell’isola. La distruzione incontrollata all’interno del sito rupestre continuò sotto il governo britannico e solo nel 1909 la grotta principale fu dichiarata un sito protetto, ai sensi della legge di conservazione dei monumenti antichi.
A destra della grotta principale, si vede una lastra di amianto–cemento montata nel tentativo di proteggere dall’acqua le grotte. La lastra viene installata a ogni stagione dei monsoni. Le grotte sono pulite con prodotti chimici. Ma la testa danneggiata di un leone che sta a guardia presso il Santuario dei lingam, nella corte orientale della grotta principale, è un chiaro indicatore di come le grotte sono protette. A fianco si trova una pozza d’acqua stagnante, disseminata di bottiglie d’acqua buttate vie.
I piani e fondi per la tutela, conservazione e sviluppo del sito sono stati limitati. Il principale si concentra sull’uso delle sovvenzioni del governo per installare pattumiere, creare pozzi di immondizia, abbellire il molo, costruire servizi igienici e impostare la segnaletica in tutta l’isola. L’infiltrazione diffusa d’acqua sui graffiti è un problema con cui l’ufficio archeologico dell’India (ASI) sta lottando. Inoltre, le nuove costruzioni hanno comportato altri danni alla gestione dell’isola. Gli ambientalisti sostengono che la zona richiede regolazioni più rigorose e una migliore utilizzazione delle risorse monetarie.
Lo sviluppo e la conservazione del sito è fondamentale, in quanto quasi il 90 per cento delle persone nelle vicine comunità locali prosperano sul turismo di Elephanta.
Dice V. Kanchana, scrittore interessato e recente visitatore al sito, “la chiusura di un patrimonio dell’umanità come questo non è neppure inimmaginabile e inoltre provocherebbe una grande difficoltà economica per gli abitanti dell’isola e un danno per l’immagine del turismo dell’India in generale. Le grotte sono troppo preziose e sacre per rischiare di perderle. Come protettori dell’eredità del mondo, gli archeologi hanno bisogno del sostegno del governo per proteggere questi siti storici che si trovano in uno stato debilitato. Essi non possono combattere con i soli propri mezzi per salvare i monumenti, ma noi come cittadini insieme possiamo aiutarli a proteggere i nostri preziosi siti, affinché le generazioni future siano in grado di ricevere in eredità il nostro ricco patrimonio”.
All’interno della grotta grande.
Elroy Serrao, Wikimedia Commons.
Le grotte di Elephanta sono una ricchezza turistica e una fonte di reddito fondamentale per le comunità locali in India.
Andy Hay, Wikimedia Commons.
Le prime sculture sono state create nel tardo Impero Gupta, o qualche tempo dopo.
Christian Haugen, Wikimedia Commons.
Uno dei molti santuari lingam del complesso rupestre di Elephanta. Questo si trova nella sala principale della grotta numero 1.
Sivaraj, Wikimedia Commons
La situazione di Elephanta non è limitata ai suoi tesori culturali. Oltre ad essere sede di cultura, è anche un tesoro ecologico, sede d’innumerevoli specie di fauna. Martin pescatori, aironi di stagno, pivieri, gazze, aquiloni, timalidi, rhesus drongos e minivets, pigliamosche del paradiso, varie specie di scimmie nonché numerose specie di farfalle vivono sull’isola e nelle sue foreste. Tuttavia, questo fragile ecosistema è negativamente influenzato dagli sviluppi industriali intrapresi da Jawaharlal Nehru Port Trust, Butcher Island, impianti petrolchimici, l’impianto nucleare presso Trombay e il centro di ricerca atomico di Bhabha. Sacchetti di plastica fuori dalle grotte e tetrapacks galleggianti intorno alla cisterna dell’acqua minacciano fortemente l’ambiente dell’isola e costituiscono un pericolo per la sopravvivenza delle ricche specie rare.
Karichana e altri sperano che nuove risorse e una più efficace pianificazione e gestione delle risorse già disponibili aiuteranno a salvare Elephanta dall’eventuale oblio - se non per il mondo, almeno per i numerosi locali che si affidano a questo patrimonio per la sopravvivenza.
e il sito dell’UNESCO sul Patrimonio Mondiale dell’Umanità
Fonte: Popular Archaeology, 29 settembre 2012.