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Articoli

di Charles Scaliger

I MISTERI MITRAICI E IL CULTO DELL'IMPERO


Il generale romano era orgoglioso dei suoi comandanti e del suo seguito mentre i selvaggi uomini delle colline, ancora vestiti con gli abiti laceri, ma fiammeggianti di corsari, gli cadevano ai piedi, implorando clemenza. Era circa l’anno 75 a.C., sulle aspre colline vicino a Coracesium in Cilicia, una regione selvaggia lungo la costa sud–occidentale dell’Asia Minore, e i pirati cilici, forse i più feroci briganti che il mondo abbia mai visto, si stavano arrendendo al generale romano Pompeo.

Pompeo Magno, come egli fu poi chiamato, avrebbe continuato a conquistare il Levante e a contendere a Giulio Cesare la supremazia nel nascente impero romano, ma la sua campagna fulminea contro i pirati cilici era forse il suo momento più bello e glorioso. I pirati, approfittando della debolezza navale romana durante un arco di decenni, che aveva visto Roma devastata dalla guerra civile, avevano assunto il controllo di gran parte del Mediterraneo, ad ovest, fino alle Isole Baleari. Ora, grazie alla magistrale azione di Pompeo, che combinava una risoluta azione militare e una clemenza incondizionata per tutti i pirati che si arrendessero a lui in persona, i temuti Cilici erano ammessi all’Impero Romano e si guadagnavano la possibilità di vivere una vita rispettabile. La maggior parte, secondo il racconto di Plutarco, accettò l’offerta di Pompeo. Essi furono reinsediati in varie parti del dominio romano, portando le loro famiglie e beni con loro. Inoltre, secondo Plutarco, portarono con loro un sistema peculiare di credenze e pratiche religiose, uno dei cosiddetti "culti misterici" tipici della religione pre–cristiana del Mediterraneo.

Il culto di Mitra fu senza dubbio considerato in un primo momento come un altro dei molti d’importazione orientale, un prodotto del multiculturalismo mediterraneo. Invece crebbe e si sviluppò nella più formidabile società occulta segreta nel mondo antico, sostenendo con i propri aderenti imperatori e legionari. Al culmine del suo potere e influenza – quando prese in ostaggio la macchina stessa dell’impero – minacciò di respingere indietro il mondo romano, alle sue radici pagane, e debellare la giovane fede cristiana.

Nessuno conosce l’origine precisa del culto dedicato al dio persiano Mitra, che divenne noto come i misteri di Mitra o Mitraismo. Plutarco dice soltanto che i pirati cilici "offrivano strani sacrifici sul monte Olimpo, e compivano riti segreti o misteri religiosi, tra i quali quelli di Mitra si sono tramandati sino al nostro tempo (il secondo secolo d.C., circa due secoli dopo il tempo di Pompeo), dopo essere stati introdotti da loro. "E’ anche possibile che i misteri di Mitra, come certi altri culti misterici praticati nei domini romani, fossero stati diffusi dai misteriosi maghi "Caldei", provenienti da est, che eranoi periodicamente espulsi dal territorio romano perché favorivano la formazione di società cultuali segrete sovversive.

Dall’antichità persiana

Il nome di Mitra indicava una divinità importante nello zoroastrismo persiano. Questo dio era venerato sin dalla remota antichità dagli antenati dei persiani e dagli indiani (negli inni vedici dell’antica India egli è noto come Mitra ‘l’amico’). Per i Persiani, era il dio dei giuramenti e dei patti, e fu adorato lungo e in largo in tutta l’Asia centrale e il Medio Oriente, dall’Armenia all’impero di Kushan nell’attuale Afghanistan.

Il culto misterico, tuttavia, era una forma tipicamente mediterranea di culto religioso, un culto all’interno di un culto, per così dire, in cui le credenze esoteriche conosciute dalla gran parte della popolazione erano insegnati e si celebravano riti segreti. Presso gli antichi greci, i misteri di Eleusi o Demetra furono i più duraturi e popolari, mentre in Egitto i misteri di Iside regnavano sovrani. In Asia Minore fiorirono i misteri di Cibele, la popolare dea frigia.

Un culto misterico particolare – quello di Bacco, il dio del vino e della baldoria – acquisì una fama sinistra a Roma nel secondo secolo a.C. Introdotto da un misterioso immigrato greco, si diceva che il culto di Bacco praticasse sacrifici umani e ogni sorta di dissolutezza in segrete orge notturne. Il suo culto non solo cercò di corrompere la morale romana, ma anche di prendere il controllo del governo romano. "Mai", disse Spurio Postumio, il console romano che per primo espose il culto di Bacco al Senato romano nel 186 a.C., "vi è stata tanta malvagità in questa repubblica, mai cattiveria che riguardasse tante persone, né si manifestasse in tanti modi... L’empia cospirazione dei devoti baccanti ancora si limita a violenze private, perché non ha ancora abbastanza forza per rovesciare lo stato. Ma il male cresce di giorno in giorno... Il suo obiettivo è il potere supremo dello stato". Fortunatamente per Roma, il Senato diede ascolto all’avvertimento di Postumio e soppresse il culto di Bacco. Ma l’episodio mostrò la potenza dei culti delle società segrete, e le loro potenzialità, almeno nel mondo antico mediterraneo, d’intaccare il tessuto morale e addirittura minacciare l’integrità dello Stato.

Il culto misterico di Mitra sembra essere stato strutturalmente un’innovazione romana, con l’intreccio di alcuni aspetti della religione e della mitologia persiana. Purtroppo sappiamo poco del suo sviluppo o delle sue azioni sino a più d’un secolo dopo Pompeo. Solo con l’ascesa di Nerone vediamo il nome di Mitra riapparire a Roma.

Una delle realizzazioni dell’imperatore Nerone fu quella di portare il re armeno Tiridate a Roma per la propria incoronazione. Quando Tiridate si prostrò dinanzi all’imperatore romano, Nerone l’informò che voleva essere adorato come veniva adorato il grande dio Mitra (in un tratto d’ironia della storia, più tardi un re armeno con lo stesso nome, Tiridate il Grande, si convertì al cristianesimo e fu responsabile del fatto che l’Armenia diventasse il primo stato ad abbracciare la nuova religione).

Si suppone che Nerone a sua volta esprimesse un grande interesse ad essere inserito nei misteri dello Zoroastrismo, dai Magi che avevano accompagnato Tiridate a Roma. È impossibile dimostrare se il re armeno fosse un seguace del culto misterico, o se Nerone stesso ne fosse diventato un devoto, ma la storia suggerisce che, come minimo, il culto di Mitra era un concetto familiare a Roma a metà del primo secolo d.C. L’archeologia permette di accertare che il Mitraismo si stava diffondendo nell’impero romano alla fine del primo secolo della nostra era. I primi templi mitraici, o mitrei, di cui conosciamo la data, risalgono intorno al 90–110 d.C., nelle province tedesche. I misteri di Mitra dovevano essere bene stabiliti in quel momento nel cuore di Roma, la penisola italiana. A metà del secondo secolo, il culto era diffuso in tutto il territorio romano, dal Medio Oriente alle isole britanniche, mostrando una vitalità che solo la giovane fede cristiana poteva eguagliare.

Sponsor imperiali

Il culto di Mitra sembra essere iniziato nel mondo militare romano, divenendo un culto non solo di legionari, ma di commercianti e funzionari di governo. Nerone fu il primo imperatore romano il cui nome sia stato associato con il dio Mitra, ma non fu certo l’ultimo.

Il punto di svolta per il Mitraismo, che a quanto pare godeva almeno d’un regime di tolleranza da parte del governo romano sin dal suo inizio, fu l’amministrazione dell’imperatore Commodo, il figlio bestiale di Marco Aurelio, che regnò dal 180 al 190 d.C, Commodo è ricordato soprattutto per la sua ferocia e le sue molte perversioni, eccezionali anche per gli standard degli imperatori romani.

Totalmente privo dell’equanimità e della saggezza di suo padre, come delle virtù del santo suo nonno, il giustamente chiamato Antonino Pio, Commodo riuscì ad annullare, in pochi anni intrisi di sangue, buona parte dei progressi registrati dalla civiltà romana nel corso delle precedenti diverse generazioni di relativa pace e di progresso. Fu anche il primo imperatore romano del quale si sia certi che fu iniziato a pieno titolo nei misteri di Mitra. Commodo – dice Franz Cumont, un pioniere dei moderni studi mitraici – "fu ammesso tra i loro adepti e partecipò alle loro cerimonie segrete, e la scoperta di numerose iscrizioni votive, per il benessere di questo principe o con la data del suo regno, ci fornisce alcuni indizi dello slancio che questa conversione imperiale impartì alla propaganda mitraica. Dopo che l’ultimo degli imperatori Antonini aveva così rotto con l’antico pregiudizio, la tutela dei suoi successori sembra essere stata definitivamente assicurata alla nuova religione".

Mentre non abbiamo dettagli di come il coinvolgimento di Commodo nel culto segreto può aver influenzato il suo processo decisionale, la sua associazione con Mitra stabilì un precedente inquietante – e cioè che la maggior parte degli imperatori associati con tale culto espresse oltre i livelli normali di brutalità e depravazione, e un odio peculiare per la cristianità.

Delle credenze e dei rituali del Mitraismo sappiamo molto poco, nonostante le abbondanti prove archeologiche. Il Mitraismo non ci ha lasciato testi religiosi paragonabili, per così dire, alle epistole di Paolo, al Talmud o agli scritti patristici. Sappiamo che si trattava di una società segreta religiosa alle quali sono stati ammessi solo gli uomini. Secondo san Girolamo, c’erano sette gradi iniziatici nel Mitraismo, a cominciare da Corax (corvo). Gli altri, dal più basso al più alto, erano Nymphus (sposo), Miles (soldato), Leo (leone), Perses (persiano), Heliodromus (conduttore del sole) e Pater (padre). Di questi i primi due sembrano essere stati i livelli di preparazione, e l’assunzione al grado di Miles era il vero punto di partenza per la progressione all’interno della gerarchia mitraica.

Il Mitraismo aveva un sistema di credenze caratterizzato da vivaci miti e da un esasperato simbolismo oscuro. Un mitreo tipico, una casa di culto sotterranea usata dai devoti di Mitra, era costruito per somigliare ad una caverna–mondo, una metafora del cosmo favorita nell’antico Medio Oriente. La caratteristica dominante d’ogni mitreo era una rappresentazione centrale, di solito scolpita nella pietra, del mito di Mitra: la tauroctonia o uccisione del toro del cielo. Mitra è raffigurato come un eroe giovane con il caratteristico berretto frigio, che uccide il toro con un pugnale. Intorno, a molestare il toro sfortunato, sono un cane, uno scorpione, attaccato ai suoi testicoli, il corvo imperiale e il serpente, mentre ai lati della scena stanno altri due giovani in piedi, con torce (dadophori), Cautes e Cautopates, di cui quest’ultimo impugnava la torcia con la punta aguzza verso terra.

Dettagli demoniaci

Il significato preciso di questo tableau notevole è ancora controverso, in nessuna parte del canone persiano zoroastriano che abbiamo ricevuto è lì ogni riferimento a Mitra che uccide un toro. Cumont percepita in Cautes e Cautopates, con le loro torce in conflitto, un’allusione al dualismo radicale della fede zoroastriana, l’idea che il bene e il male debbano essere considerati come forze opposte e completamente uguali.

Nei quadri vivaci sulle pareti del mitreo ben conservato a Dura–Europos, in Siria, ci sono anche le immagini di Mitra, come un cacciatore equestre – il famoso motivo del "potente cacciatore", associato ai sovrani mesopotamici e agli dei da tempo immemorabile – e di Mitra che forgia il suo patto con il dio del sole Sol, da cui l’epiteto più famoso di Mitra, "Sol Invictus", o "Invincibile Sole".

L’altra caratteristica dell’iconografia mitraica, la divinità cosiddetto leontocephalos o testa di leone con serpenti intrecciati, è più facile da interpretare. Questa figura terrificante, esposta in molti mitrei superstiti, è stata identificata con il dio greco Kronos e quello egizio Kore, il dio del tempo, ma in diversi mitrei questo idolo è intitolato "Deus Arimanius". Arimanius è la forma latina del persiano Ahriman, che significa "spirito maligno". Ahriman era il Satana dello zoroastrismo, e la sua presenza nel sancta sanctorum mitraico la dice lunga sulla reale natura di questo culto misterico. Inoltre, nella religione tradizionale zoroastriana, è Ahriman – non Mithra – che, secondo lo storico delle religioni Yuri Stoyanov, "porta a morte il toro ‘unico creato’ con l’atto violento del primo ‘omicidio creatore’, che ha innescato il ciclo di essere e di generazione".

Secondo Stoyanov:

Il Dio mitraico Arimanius mostrava quindi che il Mitraismo romano derivava dal pre–zoroastriano e da forme tardive diaboliche e proibite [daevic] del culto di Mitra, che erano associate con il temuto ‘mistero degli stregoni’ e che erano praticate in Mesopotamia e nell’Asia Minore.

Dei riti e osservanze del Mitraismo si sa relativamente poco. Dalle immagini in una grotta mitraica presso la moderna Capua, si apprende che sono gli iniziati erano bendati e sottoposti a varie prove da un severo mystagogus in tunica bianca. Sembra, dalla testimonianza di Tertulliano, che iniziassero subito varie cerimonie di purificazione, giuramenti di segretezza, e ricevessero i marchi sulle mani o sulla fronte della loro appartenenza all’Ordine. Secondo M.J. Vermaseren, "in [vari antichi] ritratti, anche in ritratti di imperatori, questi tatuaggi sono chiaramente visibili, ma sulla fronte, piuttosto che sulle mani".

Anche una pratica molto più abominevole, sacrifici umani, può essere stata associata al Mitraismo, ma alcuni studiosi moderni, a parte la scrupolosa Vermaseren, rifiutano di riconoscerlo. Lo storico cristiano Socrate, nel IV–V secolo, sosteneva che i greci di Alessandria "uccidevano gli uomini", mentre celebravano i misteri, nonostante il fatto che il sacrificio umano fosse stato espressamente vietato nei domini romani, almeno dal tempo di Tiberio. In un mitreo in Saarburg, lo scheletro di un uomo tra i 30 e i 40 anni è stato scoperto. Giaceva a faccia in giù con i polsi ammanettati dietro la schiena con una catena di ferro, ed era molto probabilmente una vittima d’un sacrificio mitraico. I sacrifici umani a Mitra sono stati attribuiti – anche se il fatto non è dimostrato – a due imperatori romani e devoti di Mitra, Commodo e Giuliano.

Figlio di Dio contro "Dio Sole"

Sembra che, dal tempo di Commodo in poi, quasi ogni imperatore romano sia stato associato al culto di Mitra in qualche modo. Agli inizi del terzo secolo, un santuario di Mitra fu costruito alla base del palazzo degli Augusti. Eliogabalo, un altro eccezionale depravato sovrano nella tradizione di Nerone e Commodo, sostituì Giove con il Sole Invincibile, Deus Sol Invictus, come capo del pantheon romano, mentre Aureliano istituì un culto imperiale dedicato al dio stesso. Diocleziano, Licinio e Galerio dedicarono un tempio a Mitra a Carnuntum nel 307 d.C. Fu ancora Galerio ad avviare una delle più grandi persecuzioni contro i cristiani, a causa del suo zelo ben documentato per la tradizione e il culto pagano. Costantino il Grande, anche, era almeno associato al culto del Sole Invincibile / Mitra, anche se non è chiaro se fosse un iniziato ai suoi misteri. L’ultimo imperatore pagano di Roma, Giuliano, fu introdotto ai misteri di Mitra, mentre era ancora nella sua adolescenza, da Massimo di Efeso, e, nei suoi sforzi per sopprimere il cristianesimo e restaurare il paganesimo alla sua piena fioritura, costrinse i cittadini di Costantinopoli – allora capitale del l’impero – al culto di Mitra.

La chiesa paleocristiana considerava il culto di Mitra come il suo nemico mortale. La mitologia e la liturgia del Mitraismo vennero descritte come deliberate derisioni della dottrina cristiana e dei sacramenti. Il giovane eroe–dio Mitra era ritenuto una caricatura di Gesù Cristo, mentre i riti mitraici iniziatici erano considerati battesimi contraffatti. Forse è proprio il Mitraismo che l’autore del Libro della Rivelazione aveva in mente di associare alla meretrice di Babilonia con il "mistero", e l’Anticristo con il "marchio infame della bestia" (segno che, in analogia con i marchi inflitti agli iniziati mitraici, doveva essere posto sulla mano destra o sulla fronte). In ogni caso, ci sono tutte le probabilità che, se Costantino e tutti i suoi successori, salvo Giuliano, non avessero scelto di adottare il cristianesimo, il mondo occidentale potrebbe benissimo essere diventato mitraico.

La fine del Mitraismo è rimasta avvolta nell’oscurità, come le sue origini. Dopo la morte di Giuliano durante la sua fallimentare campagna in Persia, i misteri di Mitra furono rapidamente repressi. Massimo, il precettore mitraico di Giuliano, fu messo a morte insieme ad altri devoti di Mitra impenitenti, ma non si sa se il culto persistesse nascosto o comunque riuscisse a reinventarsi in altra guisa. Alcuni hanno suggerito una continuità di tradizione tra il Mitraismo e il manicheismo, la cosiddetta "religione di luce" fondata dall’eretico persiano Mani e propagatosi in gran parte dell’Oriente. Altri hanno trovato nel mondo sotterraneo delle eresie medievali europee, in particolare i Pauliciani e bogomili, una successione lineare del Mitraismo e d’altri culti misterici.

Qualunque sia stato il suo destino finale, il culto di Mitra è forse l’esempio meglio documentato di un culto imperiale, una società segreta legata da un giuramento di élite che, per diversi secoli, è stata dietro il potere e dietro il trono del regno più potente che il mondo avesse mai visto. Furono apparentemente i misteri di Mitra che fornirono la coesione di legioni lontane da Roma e il fondamento ideologico per il comportamento autocratico dei suoi imperatori. Se l’imperatore era l’incarnazione del Sole Invincibile, chi poteva tentare di erigersi contro di lui? Da quel poco che siamo stati in grado di raccogliere, la religione di Mitra e dei suoi seguaci più importanti nell’Impero Romano, abbiamo la fortuna che questo, l’ultimo e il più grande dei culti misterici antichi, non abbia vinto la sua epica lotta contro il cristianesimo nei cuori e nelle menti di Roma.

* Vedere "Fear & Fatal Power" di Joe Wolverton nell’edizione del 24 maggio 2010 della TNA.

Fonte: New American, 11 giugno 2010.

Pubblicato 15/06/2010 17:34:32