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IL TESCHIO DELL'APOCALISSE
Teschio di cristallo: un falso modernoIl teschio di cristallo di Mitchell-Hedges: realtà, finzione, e la creazione del mito
I teschi di cristallo sono ormai una leggenda da qualche tempo, e la versione più famosa è quella dell'esploratore-autore Frederick A. Mitchell-Hedges (vedi "La leggenda dei Teschi di Cristallo").Mitchell-Hedges sosteneva di aver trovato il teschio da qualche parte in America centrale nel 1930, ma la sua figlia adottiva Anna disse in seguito che invece l'aveva trovato sotto un altare o caduto all'interno di una piramide nel sito Maya di Lubaantun nell’Honduras Britannico (oggi Belize) negli anni 1920. Nessuno dei loro racconti contraddittori è vero. In realtà, come tutti gli altri teschi di cristallo sino ad ora esaminati, è una creazione moderna, nonostante il luogo del ritrovamento, quasi mitico nella mente dei devoti.
Vista frontale del teschio (James Di Loreto/Courtesy Smithsonian Institution)
Ho avuto due opportunità di esaminare il teschio Mitchell-Hedges da vicino e di prendere gli stampi in silicone dei suoi particolari intagliati e lucidati, che ho analizzato sotto luce ad alta potenza e con il microscopio a scansione elettronica. Ho anche valutato le prove documentali, le storie dei giornali su Mitchell-Hedges, le sue memorie Land of Wonder and Fear (1931) e Danger My Ally (1954), e un file di lettere e documenti che Anna Mitchell-Hedges ha inviato a Frederick Dockstader, direttore del Museo degli Indiani Americani di New York, che ho trovato di recente.Le prove al microscopio qui presentate indicano che il teschio non è un artefatto Maya, ma è stato intagliato con strumenti moderni diamantati, ad alta velocità. I precedenti storici mostrano una sua prima apparizione a Londra nel 1933 e esso fu acquistato un decennio più tardi da Mitchell-Hedges, che rivendicò che il teschio di cristallo fosse un autentico artefatto pre-colombiano. Le prove d’archivio ritrovate suggeriscono che Anna fu poi coinvolta nell’invenzione di racconti mitici circa le origini del cranio, offrendo un apporto affascinante alla creazione di una mitologia popolare, al servizio di un joint-business profittevole.
Sotto il microscopio
In seguito al mio primo studio, che includeva l'esame del cranio sotto un microscopio con luce ad alta potenza, sotto la luce ultravioletta, e con la tomografia computerizzata (TC), per evidenziare tutto quello che si potesse individuare, senza danneggiare l'oggetto in qualsiasi modo, curai anche l’esecuzione di due gruppi di stampi in silicone di tutti i segni della superficie per eventuali analisi SEM.
Storia dell’acquisizione
Avrete forse visto sui giornali che ho acquisito che tale stupefacente teschio di cristallo prima era nella "Sydney Burney Collection". E' ricavato da un unico blocco di cristallo di rocca trasparente, esattamente a grandezza naturale, e gli scienziati propongono una data precedente al 1800 a.C. Leggi l'intero articolo
Storia romanzata
Mitchell-Hedges sostenne d’averlo trovato quando guidò una spedizione britannica per scoprire tracce della civiltà perduta Maya in America centrale nel 1930. Disse che il cranio era stato preso dal sommo sacerdote nelle profondità del tempio, dove si concentrava su di esso e sulla morte voluta.
Soltanto i fatti
Le storie inventate da Anna, che il teschio di cristallo fosse stato ritrovato sotto un altare a Lubaantun, o all'interno di un buco profondo o caverna sotto o all'interno della piramide, erano sue invenzioni, create a partire dal 1964, come parte di una promozione congiunta del cranio in cui s’impegnò con l’assistenza di Frank Dorland.
Conclusione
Le analisi del Teschio di Cristallo Mitchell-Hedges compiute utilizzando SEM lasciano pochi dubbi sul fatto che questo oggetto sia stato scolpito e levigato utilizzando moderni strumenti di dimensioni molto ridotte, ad alta velocità, diamantati, rotativi, per il taglio e la lucidatura. Questa tecnologia non è certamente pre-colombiana. Credo che sia decisamente del secolo ventesimo. Le somiglianze tra il cranio Mitchell-Hedges e il teschio del British Museum suggeriscono che il primo sia una copia migliorata di quest'ultimo. Lo studio recentemente pubblicato del teschio del British Museum suggerisce inoltre che esso sia stato probabilmente scolpito entro un decennio dalla data in cui fu messo in vendita la prima volta, nel 1881 (Sax, Walsh, et al. 2008: p. 2759). Non è irragionevole concludere che il teschio Mitchell-Hedges, la cui prima comparsa risulta nel 1933, sia stato creato anche entro breve tempo dal suo debutto.
Anna Mitchell-Hedges nel 1980, che mostra lo "Skull of Doom" sopra il teschio di cristallo del British Museum
(Per gentile concessione di Jane M. Walsh)
Frederick A. Mitchell-Hedges iniziò nel 1950 una collaborazione con un mercante d'arte della California, di nome Frank Dorland, per promuovere e vendere un’icona che chiamava la Vergine Nera di Kazan, che più tardi si rivelò essere una copia. Anna Mitchell-Hedges proseguì questo rapporto dopo che suo padre morì nel 1959, in ultima analisi accettando la proposta di Dorland di lanciare "un programma per lanciare il Teschio [di cristallo] e guadagnare il tuo prezzo" (25/11/1963). Un certo numero di pubblicazioni selvaggiamente speculative furono il risultato di questa promozione. Una di esse, Phrenology (1970), suggeriva che il cranio fosse appartenuto ai Cavalieri Templari e fosse stato portato in Honduras britannico da Mitchell-Hedges. Un’altra, Ambrose Bierce, F.A. Mitchell-Hedges and the Crystal Skull (1973), affermava che Bierce, giornalista scomparso in Messico nel 1913, e Mitchell-Hedges avessero rubato il cranio, quando entrambi stavano ancora combattendo al fianco di Pancho Villa. Più tardi, Dorland assunse il romanziere Richard Garvin per scrivere Il Teschio di Cristallo, nel quale la stessa Anna Mitchell-Hedges scopriva il teschio all'interno di una piramide Maya a Lubanntun. Alla fine, credo che Anna abbia tentato di legittimare quest’oggetto attraverso la sua esposizione in un museo rispettato, il Museo degli Indiani Americani.Utilizzando le analisi al microscopio e la scoperta di recenti documenti d'archivio, l’antropologa dello Smithsonian Jane Walsh ha rivelato che il teschio Mitchell-Hedges è una creazione moderna, sul quale una mitologia è stata deliberatamente inventata.
La corrispondenza tra Frederick Dockstader, direttore del Museo degli Indiani Americani, e Anna Mitchell-Hedges dimostra chiaramente il processo di legittimazione dell’oggetto, tramite il richiamo di massa potenziale, ma la dubbia autenticità e provenienza delle opere. Nelle loro lettere, ciascuno sembrava lusingare l’altro per raggiungere il proprio fine specifico, distinto, anche se simile, cioè: aumentare visite al museo e rafforzare la credibilità del Teschio di Cristallo.
Nonostante il direttore Museo degli Indiani Americani nutrisse da lunga data sospetti circa il cranio, per non menzionare gli avvertimenti da parte di colleghi ben intenzionati, il teschio Mitchell-Hedges è stato, infatti, esposto a New York per un lungo periodo. Tale esposizione offrì al teschio una legittimazione che non aveva avuto in precedenza. Dopo la mostra e la pubblicazione del libro di Garvin nel 1973, la proprietaria del “Teschio dell’Apocalisse” lanciò la sua lunga carriera come custode d’un oggetto reso sempre più misterioso, i cui straordinari poteri, come voleva suo padre, crebbe e crebbe e crebbe sempre più.
Nel libro Danger My Ally, Frederick Mitchell-Hedges avvertiva che il cranio era "l'incarnazione di ogni male" e che "diverse persone che ne hanno cinicamente riso sono morti, altri sono stati colpiti da gravi malattie" (1954: p. 240). Chiaramente, non dobbiamo credere a tutto ciò che leggiamo e, in definitiva, dobbiamo essere coraggiosi e dire la verità. Il teschio di cristallo di Mitchell-Hedges non è antico, e nemmeno molto vecchio. E' stato probabilmente realizzati in Europa nel XX secolo, e non fu reso lucido per cinque generazioni. Non è potente, non è spaventoso e non è tutto quello che si dichiara esso sia.
Riferimenti
Jane MacLaren Walsh è un’antropologa dello Smithsonian Institution's National Museum of Natural History. Usando la sua esperienza sulle collezioni archeologiche del Messico, lei sta cercando di capire come si formano le collezioni del museo, e ciò che tutti gli artefatti, tra cui i manufatti falsi, ci possono raccontare circa l'evoluzione della nostra conoscenza e circa la comprensione delle altre culture.