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IL NIGER, IL POPOLO HAUSSA E LA SUA ARCHITETTURA
dal libro Architettura magicaLa società haussa era un mondo urbano e commerciale, con coltivatori ed artigiani che lavoravano il ferro, il rame, la lana (tessitura e tintura). Ne nacque un insieme di città-stato, costruite di terra e protette da alte e spesse mura, che svilupparono una sola lingua comune e mantennero usanze simili. Ogni stato era indipendente, ma le istituzioni di governo e i rapporti tra le città e il territorio erano comuni per tutte. Un sistema fiscale molto elaborato contribuì alla nascita di un'economia complessa, in cui agricoltura e commercio si combinavano con attività di tipo pre-industriale, con una borghesia urbana imprenditoriale e creativa ed un'aristocrazia burocratica.
Dal sec. X al XIII il mondo haussa rimase isolato dall'influsso di altre società. Poi, nei due secoli successivi, le città-stato conobbero diverse ondate di migrazione, provenienti dal Mali, che portarono e diffusero anche la religione islamica. Gli Haussa si convertirono all'Islam durante il nostro sec. XVI.
Oggi la lingua haussa è una delle lingue africane più parlate, da oltre 50 milioni di persone. Una letteratura ricca scritta in haussa è prodotta in Nigeria. Ricordiamo, tra gli autori più noti: Mohammed Bello, Abubakar Iman, Suleyman Ibrahim Katsina.
Come per tutte le lingue commerciali, la funzione veicolare della lingua haussa si è diffusa presso i gruppi etnici circostanti ed ha contribuito ad estendere nella regione lo stile d'una cultura unitaria.
Le Città-stato degli Haussa
Il traffico trans-sahariano a dorso di cammelli (o di cavalli e asini, o per via fluviale) aveva i suoi punti terminali nelle città ai bordi delle foreste; da qui, il trasporto proseguiva a dorso d'uomo.
Nonostante la grande importanza del traffico commerciale in direzione nord-sud, si presume che le città dell'attuale Nigeria, fondate all'origine dal leggendario popolo dei Sao e poi divenute centri delle etnie haussa e yoruba, si siano formate per ragioni militari, di occupazione del territorio da parte di gruppi invasori. Queste città sono cinte da mura robuste e di grande lunghezza, che racchiudono anche una vasta area non edificata e una collina naturale, o artificiale, di discreta altezza. Le mura di Kano, erette nel sec. XI, s'innalzavano per 12 m, erano lunghe una ventina di chilometri ed avevano sette grandi porte. Quelle di Ibadan misuravano 10 km; quelle di Old Oyo, 25 km.
La collina poteva servire come roccaforte e l'area vuota come rifugio ai contadini dei dintorni, in caso di assedi da parte di forze ostili. Questo stesso tipo di città era diffuso sia nelle savane del nord, sia nelle zone di foresta, più a sud. In generale i nuclei urbani non sono divisi in quartieri a dominante etnica; a Zinder, però, come ad Agadès, la simbiosi politica e commerciale tra i nobili haussa e gli altrettanto nobili tuareg, gestori del commercio carovaniero, ha generato nuclei urbani con una duplice anima. Così a Zinder alla cittadella haussa del Birni, sede e proprietà del sultano haussa, si abbina la cittadella commerciale di Zanko o Zankou, ove risiede il sultano dei commercianti tuareg.
Lo studio delle mitologie e delle tradizioni monarchiche mostra un collegamento con le leggende delle origini, che affermano l'idea di un potere regale di origine divina. C'è chi ritiene che queste tradizioni si siano diffuse sin qui dall'antico Egitto dei Faraoni. Le città-stato degli Haussa furono fondate prima del nostro anno Mille, nella regione a nord della confluenza del fiume Benué nel Niger. Al principio del sec. XV, col diffondersi dell'uso dei cammelli, esse divennero importanti punti terminali del traffico che proveniva dal Sahara. Le città si specializzarono e differenziarono le proprie attività, pur mantenendosi ampiamente autonome l'una dall'altra. Zaria, per esempio, era il principale mercato degli schiavi; Kano e Katsina i principali empori a carattere generale; Gobir, nel nord, difendeva tutta la regione dagli attacchi dei predoni Tuareg. L'arrivo degli Europei e lo stabilirsi di un nuovo predominio commerciale sconvolse tutto il traffico della regione, annullando l'importanza dei percorsi transsahariani e indirizzando dall'interno verso la costa le correnti principali d'esportazione. Gli schiavi divennero ben presto il "prodotto" più ricercato. Nel sec. XIX il traffico degli schiavi era la risorsa principale dei mercati haussa; a metà del secolo, il viaggiatore tedesco Heinrich Barth stimò che sul mercato di Kano transitassero cinquemila schiavi ogni anno.
Gli stati haussa erano accomunati dall'uso della medesima lingua e da importanti scambi culturali, nonché dalla comune religione islamica. Nelle loro città, le moschee costituivano il punto focale principale. Gli abitanti erano di diverse etnie: Arabi e Berberi provenienti dall'Africa settentrionale avevano i loro quartieri, così come i differenti gruppi locali. C'erano quartieri di artigiani, organizzati secondo le loro attività. Le abitazioni dei vari gruppi erano disposte in quartieri a spicchi radiali, intorno ai tre centri del potere: il palazzo dell'emiro, la moschea e il mercato. Le mura delle città erano alte sino a 15 m e gli ingressi erano guardati da porte fortificate. Grandi viali univano le porte con il centro città, destinati a facilitare i flussi commerciali, il passaggio dei militari e le grandi processioni religiose.
L'architettura delle città colpisce per la differenza rispetto ai villaggi circostanti. Case e mura di cinta, terrazze, tutto nelle città è fatto d'argilla, mentre nelle campagne i materiali vegetali sono usati per i tetti e per le recinzioni.
L'architettura haussa
Le case haussa sono conosciute in tutto il mondo, grazie al rinato interesse per le costruzioni in terra cruda, con le decorazioni delle loro facciate, dipinte e in bassorilievo, i tipici ornamenti che si stagliano in alto, contro il cielo, come merli, a forma di "orecchie di coniglio" (ma il nome localmente attribuito, zanko, significa "cresta"). Le "orecchie di coniglio", poste agli angoli dei cornicioni, sono state interpretate come simboli di spade o simboli fallici.
Il disordine delle case all'interno di queste città aveva una ragione difensiva: lo straniero si perdeva facilmente e l'intruso cadeva in trappola.
Una tale concezione difensiva esisteva anche nelle città europee del Medioevo e si ritrova in diverse parti del continente africano.
Le tipiche case a cortile centrale circondano il centro urbano, costituito generalmente dal grande palazzo reale, la moschea e il mercato. Passaggi pedonali stretti e serpeggianti attraversano i quartieri, fiancheggiati da muraglie di terra. All'entrata di ogni casa si trova un locale "filtro", chiamato zaure, destinato a ricevere gli ospiti. Da esso non si può vedere l'interno della casa, in modo da preservare l'intimità della famiglia. Le facciate sono decorate da bassorilievi geometrici, spesso riccamente colorati. Di solito solo la facciata intorno alla porta principale è decorata, ma i proprietari più ricchi si permettevano di decorare tutto l'esterno della casa e talvolta persino i muri interni con arabeschi colorati. I motivi decorativi somigliano a quelli dei ricami su stoffa.
Tecniche di costruzione
Gli Haussa conoscevano sette modi diversi per fare gli intonaci: aggiungevano alla terra e alla paglia la potassa usata per fare tinture, o infuso di carrube locali, i ricchi estraevano una sostanza speciale dalle mimose importate dall'Egitto. L'intonaco si applicava - e si applica ancora - con la mano e viene lisciato accuratamente. Sulla parete rimane il segno del gesto, se la superficie non viene ulteriormente decorata con motivi simbolici.
Nel territorio degli Haussa, le coperture delle case erano "a gobba di cammello" su piante rettangolari e a forma di cupole su piante quadrate o rotonde. Gli archi, fatti di mattoni crudi, sono rinforzati trasversalmente con pezzi di tronchi di palma. Sull'altipiano nigeriano troviamo vere e proprie cupole di terra cruda, ricoperte da tetti di paglia. Queste cupole erano costruite con mattoni d'argilla impastata con strame animale, senza far uso di nessun sistema di centinatura: si partiva dai muri laterali e si saliva con la volta, stringendo via via l'apertura scoperta, sino al culmine. L'esterno delle costruzioni in terra viene talvolta rinforzato con ciottoli, o con pezzi di mattone cotto inseriti nella superficie.
Le costruzioni più spettacolari della Nigeria sono forse i granai della regione di Gobir, abitata dagli Haussa: quasi sferici, costruiti in terra cruda con mattoni di poco più di 7 cm di spessore, essi raggiungono diametri sino a m 5,20.
La città di Zinder
La città di Zinder costituisce la principale testimonianza, nel Niger, dell'architettura haussa in banco (tecnica di costruzione con l'argilla cruda), ricca di soluzioni tipologiche e di motivi simbolici e decorativi.
Nel sec. XIX il Sultanato di Damagaram, con la capitale Zinder, dominava l'est dell'attuale Niger. Gli abitanti chiamano ancor oggi la città col nome di Damagaram, che apparteneva (e appartiene ancora) al villaggio originario della regione.
La città di Zinder conserva un ricco patrimonio da salvaguardare, di storia, di tradizioni, d'architettura e d'oggetti. La città conserva due quartieri antichi:
- la città haussa fortificata, Birni ("la città"), col palazzo del Sarki (Sultano);
- la zona abitata dai Tuareg, Zongo o Zango o Zingou ("l'accampamento").
I due quartieri sono fortemente caratterizzati dalle tipologie delle case haussa, con le cupole tradizionali, dal simbolismo complesso delle decorazioni geométriche delle facciate, dalla tecnica del banco, stabilizzato col succo di néré e col tannino delle acacie.
Lo studio dell'architettura haussa è permeato dell'incanto di una scoperta: una corporazione di muratori-artisti, con le loro usanze, i loro simboli, i loro segreti... e il mistero che un uomo occidentale, per quanto colto e curioso, può solo intuire, ma sa che non potrà mai penetrare a fondo, dietro la barriera di secoli di storia, di cultura e di lingua diverse.
Ancora oggi alcuni ricercatori locali studiano a Zinder i rapporti tra le diverse arti applicate, i "simboli parlanti" dei fabbri, dei tessitori e dei sarti, per capire il linguaggio ideografico che i muratori hanno trasposto sulle facciate delle case. L'ipotesi più allettante è infatti quella che - al di là del significato delle singole figure - l'intera facciata "parli" un proprio linguaggio, come i piloni d'un tempio egizio o come la facciata d'una cattedrale romanica o gotica (pur con le debite proporzioni).