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I NAVIGATORI CINESI E L'AFRICA
dal libro Popoli d'AfricaI cinesi giunsero a perfezionare la tecnologia navale e riuscirono a tessere una rete di fitte relazioni commerciali su tutta l'area dell'Oceano Indiano, prima dell'arrivo degli europei. Abbiamo testimonianze di rapporti fra la Cina e il mar Rosso alla fine del periodo Han (25-220 d.C.).
Sin dal sec. X i navigatori cinesi usavano la bussola ad ago magnetico, quasi un secolo prima degli europei; un'altra invenzione importante fu quella delle camere stagne trasversali, ammirata da Marco Polo alla fine del sec. XIII. Il timone posteriore assiale pare aver fatto la sua apparizione durante l'epoca T'ang, nel sec. VIII, e i marinai dei periodi T'ang e Sung sapevano navigare controvento, con vele di stuoie "incernierate" agli alberi.
Le navi oceaniche divennero sempre più grandi, e con molti alberi. Nel sec. XII i cronisti parlano di navi con vele "grandi come le nuvole del cielo".
Dall'Africa i Cinesi importavano avorio, incenso, rame, gusci di tartaruga, canfora, corni di rinoceronte e schiavi, tutti prodotti di lusso, soggetti a forti tasse d'importazione. I loro geografi, che avevano una buona conoscenza del "mare occidentale", parlavano, in testi del sec. IX, dei Paesi di Bo Ba Li (la Somalia del nord) e di Mo Lin (Malindi).
All'inizio del sec. XII erano rari i ricchi cantonesi che non avessero schiavi neri.
In cambio, vendevano oggetti di porcellana e sete. Le descrizioni di Bo Ba Li dicono che la popolazione locale è dedita alla pastorizia ed è soggetta a frequenti attacchi da parte degli arabi. In un testo del sec. XIII si parla anche di Tsong-ba (o Tsang-bat): la Costa degli Zenj, che termina verso ovest alle pendici d'una grande montagna (forse il Kilimanjaro?).
Gli abitanti sono di origine Ta-shi (araba) e mussulmani, si vestono con tessuti di cotone azzurro e scarpe di cuoio rosso, "i pasti quotidiani sono di farina, pasticci infornati e montone". I prodotti della regione degli Zenj sono "zanne d'elefante, oro nativo, ambra grigia e legno giallo di sandalo". Tutti gli anni vi si recano le navi di Hu Cha La (il regno indiano di Gujarat) e dei paesi costieri dell'Arabia, per commerciare stoffe di cotone bianco e rosso, porcellane e rame.
Nel sec. XV, all'inizio della dinastia dei Ming, il famoso ammiraglio Cheng Ho (Zhenghu) compì una serie di sette spedizioni, verso l'estremo Occidente.
Conosciuto anche col soprannome di "Eunuco delle Tre Gioie", Cheng Ho era un mussulmano di Yunnan che aveva raggiunto alte cariche alla corte cinese. I suoi viaggi si collocano fra il 1405 e il 1433. Dapprima in India, poi in Indonesia, Cocincina e Siam; nel 1414 raggiunge lo stretto di Hormuz, poi le città di Mogadiscio (Mu-ku-tu-ciu), Brava (Pu-la-ua) e Malindi (Mo-lin) inviarono un'ambasceria con doni a Pechino.
Cheng Ho li riaccompagnò in patria, in un viaggio che si colloca fra il 1417 e il 1419, con una spedizione di 27.000 uomini che arrivò sino a Malindi. Tre anni dopo si spinse nuovamente sino a Hormuz e negli anni 1431-33 compì l'ultimo viaggio, ritornando nel Golfo Persico con una squadra navale di oltre 37.000 uomini, che almeno in parte proseguì sino a 'Aden e alle coste dell'Africa Orientale.
Nella relazione di quest'ultimo viaggio sono menzionate le città di Brava e Mogadiscio:
"La città di Mu-ku-tu-ciu sorge lungo il mare; i suoi abitanti hanno costruito delle mura tutt'intorno. Essi sono di carattere ostinato e litigioso ed amano esercitarsi al tiro con l'arco. Le case sono costruite con pietre squadrate ed hanno un'altezza di quattro o cinque piani. Gli uomini e le donne portano i capelli a boccoli; le donne sospendono alle orecchie ornamenti costituiti da molti anelli infilati e si adornano il collo con anelli d'argento; quando escono indossano un abito composto da un solo pezzo di stoffa, completato da un velo che copre la testa, e si nascondono il viso con un fazzoletto trasparente".
Dei viaggi di Cheng Ho rimangono solo alcune relazioni e alcune mappe. Il resto si è perduto nelle vicende successive.
Nel 1450 presso la corte cinese il "partito interno" prevalse contro il "partito oceanico". I grandi cantieri navali furono chiusi.
La costruzione di giunche oceaniche, a più di due alberi, fu condannata come crimine grave. Un editto del 1525 ordinò la distruzione delle grandi navi rimaste e l'imprigionamento dei loro marinai.
Così la potenza navale cinese, che era la prima del mondo, ripiegò su se stessa per ragioni di politica interna, proprio nel momento in cui le prime navi europee doppiavano il Capo di Buona Speranza e si lanciavano alla conquista dell'Oceano Indiano, aprendo un nuovo capitolo della storia moderna.